A decorrere dallo scorso 1° maggio, 10 nuovi paesi hanno fatto il loro ingresso nellUnione Europea che, adesso, conta 25 paesi per un totale di 455 milioni di persone, rispetto ai 290 milioni degli Stati Uniti e ai 127 milioni del Giappone. In termini demografici, lapporto dei 10 nuovi paesi è di 75 milioni di persone (+20%), ma il loro apporto in termini economici - quattro quinti del quale generato da Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria - rappresenta meno del 5% del Pil globale dellUnione Europea prima dellallargamento. Questultimo dato mette bene in luce le differenze sostanziali ancora presenti allinterno dellarea. Dei 10 nuovi paesi membri (Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia e Ungheria), gli otto paesi dellEst appartenevano allex blocco comunista o addirittura erano repubbliche sovietiche. Pur compiendo importanti passi avanti dopo la caduta nel 1989 del muro di Berlino, i paesi dellest entrati a far parte dellUE presentano ancora grosse carenze per quanto concerne lo sviluppo di una moderna cultura economica e di mercato, come pure profonde differenze rispetto agli paesi membri dellUE. Che importanti progressi siano comunque stati compiuti in tempi relativamente brevi è dimostrato dal fatto che, per poter accedere allUnione Europea, i paesi citati hanno dovuto soddisfare i criteri fissati dal Consiglio Europeo nel vertice di Copenhagen del giugno 1993.
Questi criteri si suddividono in tre segmenti fondamentali: - Politico: stabilità della democrazia e delle sue istituzioni che garantisca i diritti democratici (rispetto dei diritti umani e la protezione delle minoranze) - Economico: uneconomia di mercato funzionante, in grado di sostenere la concorrenza con gli altri paesi dellUE - Giuridico: la capacità, in qualità di paesi membri, di ottemperare ai dispositivi legislativi (politici, economici e monetari) dellUnione.
La decisione di inglobare nellUE i 10 nuovi paesi, intervenuta nel 2002, nuovamente a Copenhagen, non sancisce solo lallargamento dellUnione Europea in quanto tale, ma ricompone, di fatto, la frattura del 1945 che separò il continente europeo in due blocchi ben distinti. Se lampliamento economico-commerciale appare, tutto sommato, già in buona parte concretizzato (il 65% delle esportazioni dei nuovi paesi membri è assorbito dallUE, mentre il 60% delle importazioni dei nuovi paesi membri proviene dagli altri 15 paesi UE), anche grazie alla liberalizzazione degli scambi decisa negli anni 90, lintegrazione reale attraverso tutta una serie di norme e dispositivi richiederà un lavoro immane.
Gli atti giuridici dellUE che i nuovi membri dovranno implementare sono 26''000. Già dal momento della loro entrata, i nuovi 10 membri hanno comunque partecipato attivamente allallestimento della Convenzione europea, attraverso la nomina di un commissario per ogni nuovo paese membro. Si diceva pocanzi delle ancora enormi differenze fra i 10 nuovi membri e gli altri paesi dellUE.
Alcune cifre rendono il quadro generale in questo ambito particolarmente significativo. Infatti, i 75 milioni di nuovi cittadini europei percepiscono mediamente il 40% del reddito dichiarato degli altri 15 paesi. Una differenza davvero importante che ha indotto le autorità europee a fissare negli accordi di adesione unassistenza Finanziaria di 10 miliardi di euro nel 2004, 12,5 miliardi nel 2005 e 15 miliardi nel 2006. Le somme destinate ai nuovi paesi membri andranno ad aiuti regionali e strutturali, alla politica agricola e alle amministrazioni.
Stando ai piani sottoscritti a Copenhangen, lallargamento ad est dovrebbe poi proseguire nel 2007 , con lentrata di due nuovi paesi, la Bulgaria e la Romania. |