Al di là dei proclami, le risorse per l'abbassamento del cuneo fiscale non arrivano certo nella misura necessaria dall'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (vediamo come finirà la questione sui bonifici esteri, probabilmente illegittima per coerenza con i parametri UE). Si tratta di aprire velocemente sulla spending review, ieri Cottarelli ricordava che c'è poco tempo e lasciar perdere per lo meno per ora la discussione sullo sforamento del 3% in italia. Molto più sensato sarebbe iniziare ad occuparsi del tasso di cambio. I soldi più veloci possono arrivare solo da vere dismissioni di quote anche di maggioranza di aziende pubbliche. Ansaldo, che ha ritracciato dopo i recenti stop all'apertura nei confronti di General Electric, è sicuramente uno dei primi posti dove guardare. Pansa, amministratorre delegato di Finmeccanica, ha più volte ribadito che il gruppo non ha le risorse per sviluppare società come questa. Il problema è come sempre quello delle poltrone, che sono più ambite in aziende che vanno bene, Saipem, Ansaldo, Eni. In caso di dismissione di una quota di maggioranza, sui multipli attuali, si potrebbe velocemente incassare mezzo miliardo, destinandolo immediatamente alla riduzione del cuneo. Senza preconcetti sui possibili meriti del recente avvicendamento ai vertici del Governo, sarà da queste cose, non dalla riforma elettorale appoggiata da Berlusconi, che si capirà se i 100 giorni di Renzi porteranno davvero una riforma al mese. |