Da tempo il settore dell'educazione è sotto il bersaglio di varie commissioni federali negli Stati Uniti che accusano alcuni suoi partecipanti di aiutare gli studenti a gonfiare i propri curricula per ottenere finanziamenti statali che poi spesso non rimborsano; di cercare inoltre di negoziare l'apertura di nuove università con politici locali e metodi non sempre specchiati. Come spesso accade in periodi di cattiva politica, è più facile prendersela con Davide che con Golia. Il settore finanziario è colpevole di ben altre malversazioni, eppure i suoi principali attori sono usciti indenni ed arricchiti dalla (prima) crisi Finanziaria. Dopo la chiusura di borsa, mercoledì Apollo Education, nelle nostre selezioni al servizio i nostri soldi, è uscita con risultati migliori delle aspettative ma ha cancellato le sue previsioni per il trimestre successivo, citando una campagna politica e di stampa che sta massacrando il settore. Il titolo ha perso il 23% ed ha trascinato con se tutto il comparto. La reazione - ad un gesto coraggioso che ha il sapore di un confronto politico - è del tutto spropositata perchè comunque larga parte dei titoli che lo compongono hanno già perso spesso più del 50% in pochi mesi, ma testimonia della fragilità del mercato, che alla prima notizia seria di conti problematici di aziende più conosciute trascinerebbe all'ingiù i corsi di larga parte del listino. Recentemente Obama si è scontrato con l'amministrazione sulla necessità di investire di più nell'educazione e sono di questi giorni le polemiche feroci per i tagli all'unversità in Italia. Con lo stato attuale delle finanze pubbliche non è possibiile che si possa seriamente investire in educazione: meglio demandarla al privato, invece che finanziarla pubblicamente, ed agevolare la concessione di prestiti a studenti meritevoli e delle classi economiche più deboli. La scelta degli studenti diventa così anche più consapevole: si limitano i casi - è pratica diffusa nel nostro paese - di interminabili anni fuori corso, perchè tanto l'unversità costa troppo poco per porsi il problema. Tra i titoli che hanno subito le ondate di vendite l'altra nostra scelta del settore, Career Education: il mercato ieri ha fatto di tutta l'erba un fascio, ma questa azienda deriva parte significativa del proprio fatturato da scuole tecniche (il famoso Cordon Bleu), professionali (la Marangoni in Italia) e da università sparse in giro per l'Europa. Il titolo si è dimezzato in pochi mesi e vende a sei volte gli utili storici. Siamo decisamente negativi sui mercati azionari ma, soprattutto per un investitore in euro, con il dollaro ad 1,40 questa sembra davvero un'occasione. L'interesse crescente per le scuole tecniche aiuta a riflettere anche su un altro elemento: tutti vogliono fare carriere prestigiose e frequentare università importanti ma non c'è una domanda altrettanto diffusa di"cervelloni": meglio un bravo panettiere che un cattivo ingegnere. |
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