Gia' in passato la Consob ha dato approvazione implicita ad operazioni di questo tipo, di solito aprendo un tavolo di analisi sui dati di scambio, giusto per dimostrare che la cosa viene presa in considerazione, per poi richiuderlo senza particolari rilievi. Al di la' delle spiegazioni techniche che sentiamo per la mancanza di prezzo del titolo, la realta' e' che tutta l'operazione e' costruita per convincere gli attuali detentori di titoli a sottocrivere l'aumento. Per effetto del rapporto tra diritti e titoli, quindici a uno, il prezzo vero del titolo in mano ai sottoscrittori, post aumento di capitale e' circa del novanta per cento piu' basso dell'attuale. Chi ha azioni per dieci mila euro ex aumento, alla chiusura di ieri ha circa sei mila euro, includendo i diritti. Sarebbe questa una buona ragione per cercare di vendere in asta titoli, ma ci riescono naturalmente solo le banche e comprare diritti, magari non subito ma se scendono ancora. A completare il quadro, la persona responsabile per il collocamento e' la medesima che segui' la acquisizione di Antonveneta. Invece che essere indagato per quella operazione, viene oggi richiamato a restituire il favore, segno che nella politica italiana non molto e' cambiato. Si cerchera' in tutti i modi di far salire il titolo, le banche italiane partecipanti al collocamento sono particolarmente interessate al buon esito della operazione. Per il piccolo rsparmiatore una colossale macchinazione, di cui potrebbe accorgersi solo dopo qualche mese, magari dopo aver recuperato parte delle perdite in portafoglio. Certamente di fronte ad una operazione truccata la migliore strategia e' vendere titoli e comprare diritti. |