29-05-2013

Austerità. Più Forma che Sostanza

La UE propone l'uscita dell'Italia dalla procedura di deficit eccessivo e consente lo sforamento del tetto del 3% a tre economie europee tra cui la Francia. Invece che liberare risorse, l'altro ieri le società del comparto edilizio sono volate in Italia, la concessione porterà ancora di più le banche ad investire sul debito pubblico dei rispettivi paesi. I potenziali dodici miliardi che verrebbero sbloccati dall'uscita dell'Italia dalla procedura di infrazione, cosa che comunque va approvata dai vari stati membri, non sarebbero come dice Letta disponibili se non a partire dal 2014. Inoltre poichè lo stock di debito sul Pil continua a crescere, essere in pareggio di bilancio primario o anche in avanzo (l'impegno italiano era per il 2013) non ha nessun effetto sulla crescita se il costo del debito rimane superiore alla (de)crescita del Pil. L'Italia ha aggiunto quest'anno circa quaranta miliardi di debito comprensivo di interessi, perchè le entrate risentono della decrescita del Pil, circa 200 miliardi in quattro anni e perchè il servizio del debito pregresso, anche se i tassi scendono aggiunge alla forbice.
Ancora una presa in giro che continuerà fino a che i mercati finanziari credono a questa farsa, con un'economia reale che ogni giorno perde mlioni di lavoro. Le risorse per lo sviluppo si trovano tagliando la spesa pubblica e indirizzando fondi dai titoli di stato alle piccole medie imprese. Sino ad ora, dalla bocciatura dell'agenzia digitale, che congelerebbe una buona parte dell'impiego pubblico alla refrattarietà della Bce a portare a negativi i tassi di deposito sulle banche, che le forzerebbe ad impieghi reali, non si sta facendo nulla nella giusta direzione.

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