L'ipotesi era già nata quando Apollo aveva fatto un'offerta rifiutata da consigli incompetenti e interessati, quello guidato da Castelbarco aveva dichiarato che la banca era solida il giorno dell'insediamento di Malacalza, mentre l'AD si dava per malato. Ogni offerta a valore id mercato sulle sofferenze in pancia alle banche implica una loro ulteriore svalutazione del 50%. Oggi Goldman Sachs con mesi di ritardo sostiene che le banche italiane hanno bisogno di 38 miliardi di aumenti. Se le sofferenze nette sono a bilancio a ottanta miliardi venderle alla metà produce un ammanco di circa quaranta. Ora si può nascondere il vero valore delle sofferenze, le società di Rating non fanno alcuna analisi nello specifico ma si fidano di quello che racconta il management, che li paga. Tranne che se una operazione viene imposta dalla BCE. Se MPS inizia a vendere crediti sul mercato, a meno che Penati si rimangi tutto quello che ha detto e che si usi un Atlante 2 per conprarli al loro valore falso (con i soldi dei risparmiatori delle Poste), tutto il mercato inizia a prezzare a metà quelli ancora sui libri delle altre banche. Nel caso del Popolare diremmo che questo creerebbe un ammanco di ulteriori circa tre miliardi (felici di essere smentiti con cifre alla mano da chunque ritenga di avere informazioni diverse). Che la operazione di fusione tra Popolare e BPM sia un suicidio per gli azionisti della seconda diventa allora dvvero chiaro. Oggi i titoli delle Popolari e quelli di Unicredit sono sostenuti dai soliti operatori, per trasferire agli investitori la sensazione che il problema sia limitato a MPS. |