Di Inflazione oramai si sente parlare tutti i giorni ma sta di fatto che i tassi sul decennale americano sono vicino al 1,5% mentre erano al 2,3% solo qualche tempo fa quando di Inflazione non si parlava. Enorme il rialzo di tutto nei prezzi di tutto quanto è controllato dalla Cina, da lì l'atteggiamento molto più ostile dell'amministrazione americana, cui stanno facendo eco gli Europei; il governo Draghi ha praticamente smantellato il progetto di collaborazione con la nuova via della seta cinese voluto fortemente da Geraci, ex sottosegretario leghista, dove curiosamente è stato proprio Giorgetti ad opporsi ad alcune possibili acquisiioni cinesi. Lo stesso vale in Europa, la preoccupazione è di tenere i tassi a cui si approvvigionano gli stati più indebitati bassi a tutti i costi:nelle emissioni del Tesoro dell'altro ieri cinque dei cinquanta miliardi di domanda venivano dagli stessi collocatori: a differenza della Fed la Bce non può comprare sul primario e delega quindi le banche commerciali a farlo, che se collocatrici agiscono in palese conflitto di interesse.d Da questa allocazione distorta dei loro fondi le banche derivano una ancora minore propensione a prestare denaro all'economia reale: i tassi che le aziende pagano sulle loro linee a vista, se hanno una situazione debitoria elevata superano facilmente il dieci per cento. Quindi lo stato si indebita a zero ma non le imprese. La vittoria schiacciante nelle elezioni regionali della Merkel fa imaginare che la Bundesbank possa ora diventare più aggressiva nel chiedere un rialzo dei tassi: la Germania spiazza la concorrenza continentale se l'euro è così forte. Può darsi che quindi la conferenza stammpa di oggi veda toni più ottimistici, la Bce è nelle mani dei Tedeschi. In quel caso i'euro si rafforzerà ancora e le borse europee ne subiranno il contraccolpo. La Lagarde non ha grande credibilità sul mercato per cui quale che sia l'annuncio gli effetti saranno probabilmente temporanei. |