Gradito ai Tedeschi e in genere ai paesi del blocco forte il nuovo vice di Draghi che proviene dal governo spagnolo, fedelissimo alla Merkel, per il sostegno ricevuto dalle banche spagnole nel momento più buio. Non crediamo di ricordare che sia mai capitato, quanto meno da quando le banche centrali professano indipendenza, che un esponente di alto lvello dell'istituto provenIsse direttamente dalla politica. Tutti gli altri contendenti si sono ritirati in anticipo segno che non avrebbero avuto alcuna possibilità. Con il caso del governatore della banca centrale della Latvia, anche l'etica interna dell'istituto è sotto discussione. Draghi difficilmente farà mosse azzardate, a sostegno ad esempio di un euro più debole. Il suo mandato scade l'anno venturo e nonostante ora sembri che anche Salvini lo voglia come presidente della Repubblica, gli ex gvernatori delle banche centrali guadgnano molto di più alla guida di un carrozzone semipubblico o di una banca, o a fare conferenze. Problemi di ricoprire cariche dello stato prestigiose non crediamo riguardino Draghi, da sempre più interessato al concreto. Periodo in assoluto più buio per le istituzioni di area euro dalla sua costituzione; si aggiunga anche che per motivi solo di immagine alla Grecia è concesso di tornare sul mercato a luglio, ma, segno che nessuno crede in un vero riaggiustamento, a patto che metta in un deposito a garanzia diciotto miliardi, nove come pagamento per gli interessi sui prestiti in essere e nove perché non si sa mai. E per farlo deve tagliare ulteriormente le pensioni e l'assistenza sociale. |