La sensazione che si ha aprendo un qualsiasi quotidiano finanziario, soprattutto italiano e che si reggano tutti non sui loro sottoscrittori o sulle copie vendute ma sulle prebende di committenti che dicono ai giornalisti cosa scrivere. Ieri il Sole ospita il comunicato dei giornalisti che scioperano per gli ulteriori tagli, ma dovrebbero capire che con la qualità sempre più scadente di quello che scrivono è difficile aumentare le copie vendute o attrarre pubblcità. O cercano di difendere un po' di libertà d'espressione o il giornale, ma non solo quello, prima o poi chiude, i cinquanta milioni di aumento di capitale (anche qui come a Carige non si riesce a capire chi sottoscriva o abbia sottoscritto l'inoptato) non bastano neanche a coprire le perdite pregresse. Confindustria è difficile che metta altri soldi, anche se si ostina a trattare il giornale come organo di stampa ad uso proprio, un "house organ" come direbbero gli Inglesi. Su Bitcoin, ieri grandi titoli sul crollo del prezzo che dopo avere toccato brevemente 20.000 è sceso sino a 11.000 per poi risalire a 14.500. I commenti sulla stampa fnanziaria sono tutti orientati a mettere in guardia dai rischi delle cripto-valute ma la stessa solerzia non si vede mai per gli aumenti di capitale dlle banche che anzi vengono regolarmente presentati come una "opportunità". La nostra sensazione è che sia più facile perdere soldi investendo in banche italiane che in Bitcoin. Noi non investiremmo mai in Bitcon (ma lo abbiamo usato come mezzo di pagamento per piccole transazioni, quando ancora il prezzo era intorno a 100 euro) perché non è un investimento, non vi è nessun modo per attribuirgli un valore. Ma con l'avidità tipica di tanti piccoli risparmiatori sentiamo sempre più persone che ne parlano: di solito questo equivale alla definizione di bolla e senz'altro Bitcoin lo è, ma è forse meno vicina a scoppiare di quella dei mercati finanziari tradizionali, anche se per le ragione sbagliate: molto denaro sporco, compreso quello che arriva da transazioni "politiche" passa di lì: e proprio per questo la domanda continuerà ad essere sostenuta. L'Italia peraltro un'alternativa al piccolo cabotaggio per sistemare "regalie" di vari tipi la appena adottata: sotto i quindicimila euro le transazioni non sono più tracciate ai fini dell'antiriciclaggio. Ma le grosse transazioni passano probabilmente sempre di più dalle cripo-valute: in molti dicono che le transazioni su Bitcoin non sono tecnicamente tracciabili; è difficile ma non è vero, il mese scorso Interpol ha intercettato transazioni di decine di milioni provenienti dall'Inghilterra di carattere illecito. Chi gestisce le cripto-valute, se si trattasse di un investimento come la stampa Finanziaria ci propina, avrebbe tutto l'interesse a rendere il registro tracciabile, perché aumenterebbero enormemente i volumi di scambi: gli investitori che hanno solo motivi leciti darebbero maggior fiducia al meccanismo, che funziona esattamente come E-Bay, dove milioni di persone transitano ogni giorno. Se non succede è perché non esiste la volontà politica; per motivi facilmente immaginabli. |