L'industria farmaceutica italiana non è quasi più italiana (Dompè. Rottafarm, Giuliani, Recordati dopo la morte di Giovanni Recordati, unica grande eccezione Diasorin) e gli Italiani trovano postti di rilievo in grandi gruppi stanieri. Dopo il figlio di Andreotti oggi alla guida di Bristol Myeres c'è un altro italiano, Caforio. Il gruppo ha spinto molto nel settore delle malattie rare, dove i farmaci vanno in autorizzzione velocemente, hanno un costo unitario alto ma una platea di potenzial pazienti limitati. La porposta di acquisto di Cellgene, che ha un farmaco oncologico per i tumori liquidi riporterebbe Bristol Myers sui farmaci ad alte vendite. Come riporta il FT nel fine settimana scorsa, la transazione genererebbe un miliardo di dollari di commissioni per le banche di investmento. Qualche hanno fa mi occupai per breve tempo della ristrutturazione Finanziaria di un piccolo gruppo faramceutico e ricordo di avere incontrato diversi direttori scentifici dei vari gruppi multinazionali. Piuttosto che comprare una molecola in fase di sviluppo embrionali, queste società preferiscono, ricche come sono pagare molto gruppi con un portfoglio già consolidato. Gruppi a capitale italiano, come Intercept, non trovano più potenziali acquirenti perché i suoi farmaci hanno mancato di produrre i tassi di sviluppo sperati. Il risultato, sempre meno start-up sul mercato. Bristol Myers dopo la recente caduta in borsa conseguente alla notizia è piuttosto interessante: non vi è più da aspettarsi grandi tassi di sviluppo da questi gruppi ma sono formidabil generatori di cassa a relativamente basso Rischio. |