Molti gli arditi tentativi di giustificazione al discorso di Draghi, che se lavorasse in un'azienda non avrebbe certo un futuro assicurato dopo l'affermazione che non è stato lui a spiegarsi male la scorsa settimana a Londra, forse sarebbe meglio allora parlasse in italiano, ma sono gli investitori che hanno capito male. La conferenza stampa di Monti e Rajoy tenuta poche ore dopo da Madridi tradiva un evidente imbarazzo per le dichiarazioni del presidente della BCE. La sostanza è che la palla è di nuovo nel campo dei singoli stati, diremmo soprattutto dell'Italia, per un'approvazione veloce dei tagli di spesa senza i quali una patrimoniale o un parziale Consolidamento del debito pubblico sono inevitabili. L'Italia oggi ha un livello di debito che è insostenibile per una ventina di punti percentuali. Se guardiamo al segmento dei CCT Euribor.html" class="glossary">Euribor, per scadenze tra il 2015 e il 2018, con prezzi intorno a 82, ci sentiamo di concludere che questi prezzi, del 20% circa inferiori all'emissione, scontino già un Rischio di parziale Consolidamento. Tornare sull'azionario italiano è davvero difficile: abbiamo visto ieri che Banca Popolare di Milano, che aveva messo un rialzo di circa il 20% in una settimana, ne ha perso metà in una seduta: quando il mercato ritorna in fase di panico, di solito viene venduto prima quello su cui si guadagna. Diverso il discorso sull'azionario statunitense, dove ci sono davvero grandi opportunità, coprendo però il Rischio di cambio perchè, tra le tante cose discutibili che Draghi ha detto ieri, vi è l'affermazione che sia sbagliato scommettere contro l'euro. Questo limita molto il potenziale per una svalutazione competitiva della moneta unica ma probabilmente mette un limite basso per l'euro non lontano da questi livelli. Suggeriamo davvero di considerare i nostri portafogli azionari globali, che hanno avuto risultati di decine di punti percentuali superiori agli indici, per una parte dei propri risparmi. |