Nel fine settimana abbiamo ricevuto una serie di commenti non sempre leggeri sulla nostra ultima Newsletter, alcuni impostati ad una xenofobia che non pensavamo immaginabile in Italia: il leit motiv dei commenti è quello che ha portato in Europa, ma anche negl Stati Uniti alll'affermazione di alcuni degli attuali governi: l'immigrazione, secondo la tesi, porta delinquenza e sottrae posti di lavoro e risorse per le pensioni minime. Il governo si regge su promesse irrealizzabili, dell'altro giorno la conferma di Salvini che si andrà avanti con la riforma della Fornero: è l'altro pilastro del consenso su cui si regge l'esecutivo, da una parte lotta all'immigrazione dall'altra misure di sgravio, impossibili, per i meno abbienti. La unica cosa che consentirebbe di attuare misure di sgravio per i più bisognosi (certo non la riforma Fornero, certo non la flat tax) sarebbe un taglio incisivo della spesa pubblica. Ma questo come tutti i governi precedenti non ha nessuna intenzone di alienarsi il serbatoio di voti che gira intorno alla macchina pubblica. Si moltiplicano all'interno del governo le previsioni di forti tensioni sui mercati all'inizio di autunno: vengono sempre marcati come attacchi speculativi, ma se l'esecutivo continua su questa linea sono solo i mercati finanziari, un pò come sta succedendo in Turchia, che possono forzare decisioni più razionali. E' curiosa l'assimetria con cui la politica tratta sempre la finanza: quando la borsa sale è la testimonianza del buon lavoro di governo (fu vero l'anno scorso quando vennero lanciati i Pir, che oggi si rivelano un boomerang per le piccole capitalizzazioni, oramai ingessate), quando scendono sono le forze del male. Continuiamo a pensare che si debba rimanere fuori dalla borsa italiana sintanto che sarà chiaro che nessun provvedimento economico che ha impatto sui conti pubblici (flat tax, reddito di cittadinanza, Fornero) può essere approvato all'interno della permanenza dell'Italia in ambito euro. L'alternativa è una situazione "turca", solo più grande. |