16-04-2005

Dipendiamo tutti dall'economia USA

La fase di Consolidamento dell'''' economia statunitense è proseguita nel primo trimestre dell'''' anno e continuerà verosimilmente anche nei prossimi mesi, in un contesto caratterizzato, in generale, da solidi indicatori macroeconomici.
Per il 2005 il tasso d''''espansione del Pil dovrebbe, pertanto, restare sopra il 3%, supportato da un''''economia contraddistinta ancora da buoni livelli di produzione e da una soddisfacente propensione al consumo.
In questo quadro d''''insieme, si inseriscono però elementi contrassegnati da una certa contraddittorietà (si pensi ad alcune cifre relative ai nuovi posti di lavoro creati).

Nel complesso, comunque, la congiuntura Usa mostra un atout e un dinamismo tali da permetterle ormai da anni di sostenere tassi di crescita robusti e sensibilmente superiori alla media dei paesi industrializzati.
Anche per queste ragioni, la politica monetaria della Fed, vista la contenuta crescita dei prezzi al consumo, seguirà la via della "restrizione moderata» che ha portato lo scorso 22 marzo al settimo rialzo dei tassi d''''interesse dall''''inizio del 2004, con i "fed funds" giunti al 2,75%.
Oltre ad un eccessivo rialzo dei prezzi delle materie prime, i fattori di proccupazione restano quelli ben conosciuti e legati al pesante deficit delle partite correnti e al deficit di bilancio, i famosi "deficit gemelli".

Nonostante la "svalutazione controllata" del dollaro Usa, il saldo passivo della Bilancia commerciale è assurto ad un record negativo di 617,73 miliardi di dollari nel 2004, con un incremento del 24% rispetto ai 496,51 miliardi di dollari accusati nel 2003. Nel dato globale del 2004 va altresì notato il ruolo crescente della Cina, nei cui confronti gli Stati Uniti hanno fatto registrare un deficit record di 162 miliardi di dollari (una quota che rappresenta più del 25% del deficit globale), rispetto ad uno di 124 miliardi dell'''' anno precedente.

Sebbene il dato di dicembre sia apparso leggermente migliore rispetto alle stime, la difficile situazione dell'''' interscambio commerciale continuerà a condizionare la strada del dollaro, che non potrà che essere, in prospettiva, ancora discendente.

Sul fronte degli squlibri di bilancio, intanto, l''''ammÌnistrazione Bush sembra intenzionata a utilizzare la scure per ridimensionare la spesa pubblica e contrarre il pesante deficit di bilancio.
Il programma presentato dal presidente ad inizio febbraio prevede una diminuzione del deficit a 251 miliardi di dollari entro il 2008, ossia un dimezzamento dell''''attuale saldo passivo. Sulla riuscita effettiva di questa operazione è lecito nutrire più di un dubbio, alla luce delle numerose questioni aperte, relative ad ambiti particolarmente delicati, come il sistema sanitario e previdenziale.
Resta sempre in primo piano, anche il preoccupante livello di indebitamento privato favorito, in passato, da tassi d''''interesse storicamente bassi, che hanno prodotto effetti perversi anche sul settore immobiliare.
È facile capire come una stretta creditizia troppo repentina o accentuata potrebbe avere effetti devastanti su questo delicato settore.
Frattanto, alcuni indicatori reali mostrano segni di parziale stanchezza.
È'''' il caso della produzione industriale, il cui livello è rimasto invariato nel raffronto mensile in gennaio e del dato sulla creazione di nuovi posti di lavoro, apparso nel primo mese dell''''anno inferiore alle aspettative.
Fra i precursori di tendenza, l''''ISM (già PMI, ossia l''''indice allestito dai direttori commerciali), sia del settore manrtatturiero che quello dei servizi, mostra segnali di decelerazione, pur restando agevolmente sopra i 50 punti, dunque in un''''area di crescita.

Nel complesso riteniamo che il secondo trimestre dell''''anno possa ricalcare, grosso modo, l''''andamento riscontrato nei primi tre mesi, in un contesto che vede ancora l''''evoluzione della redditività aziendale in buona posizione.
Per quanto attiene ai mercati finanziari, le possibilità di marcati rialzi dell''''azionario rimangono limitate, ma il rincaro dei prezzi delle materie prime favorirà i titoli del settore.
Nei primi due mesi del 2005 (rilevazione del 24.2.) i principali indici borsistici Statunitensi hanno mostrato limitate oscillazioni nei corsi, in un contesto economico ancora favorevole e con risultati societari soddisfacenti.
A quest''''ultimo riguardo, va notato come il 2004 sia stato un anno particolarmente brillante, con una crescita dei profitti intorno al 25% (riferito alle aziende i cui titoli sono annoverati nell'''' S&P 500).
È verosimile credere che il picco nel ciclo degli utili aziendali sia ormai stato raggiunto, anche se le proiezioni per l''''anno in corso indicano ancora progressi sostenuti, che dovrebbero però interverure in maniera selettiva.

Infatti, il rialzo del prezzo del greggio e, in generale, delle materie prime, non sembra destinato a subire particolari contraccolpi per cui questi settori dovrebbero far registrare ulteriori progressi.
La forte domanda di petrolio e di materie prime proveniente da paesi come la Cina e dalle economie emergenti contribuisce in modo concreto a far lievitare i prezzi in questi settori, situazione che dovrebbe riflettersi favorevolmente anche sui corsi azionari delle aziende di riferimento.

Dal punto di vista fondamentale, il mercato azionario si muove entro un quadro contrassegnato, da un lato, da un rialzo moderato dei tassi d''''interesse, dall'''' altro, dalla crescita dei prezzi delle materie prime che potrebbe essere foriera di pressioni inflazionistiche.

a cura di Corner Banca www.corner.ch


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