In questi giorni tutti, ma proprio tutti i cambisti invocano il differenziale dei rendimenti sui titoli di stato come ragione sufficiente per un ulteriore apprezzamento del dollaro. Stamattina escono i dati sulla manifattura tedesca, in recupero, che danno un quadro chiaro di come l'idea di Stiglitz di avere un euro per i paesi forti e uno per i paesi deboli sarebbe sensata: diminuisce in Germania la domanda interna ma cresce prepotentemente l'acquisto di beni da parte dell'estero: segno che questo euro per la Germania è probabilmente troppo debole. I tedeschi sono terrorizzati dall'Inflazione, la repubblica di Weimar è una cosa che ancora si insegna a scuola, dunque vedrebbero con favore un euro più forte. Gli Stati Uniti non chiedono di meglio e di altri attori che contino al tavolo delle negoziazioni, ora che gli accordi bilaterali sono in forte discussione, non ce ne sono, compresi i Francesi. Non ci stupiremmo di vedere sul fine anno un cambio euro dollaro sopra 1,15. Come sempre chi perde sono le economie mediterranee, per cui crediamo che le stime Istat, stagnazione anche nel terzo trimestre, siano ragionevoli. |