06-03-2014

Draghi, Messaggio Non Pervenuto

Peserebbe secondo Draghi circa per lo 0,5% il contributo dell'euro forte all'abbassamento del tasso di crescita dei prezzi, 0,8% che se non è deflazione è senz'altro disinflazione. Nel linguaggio bizantino dei banchieri centrali questo significa che non è colpa della Bce se i prezzi torneranno al livello del 2% di crescita, sempre secondo Draghi, nel 2016 (nessun economista centra le previsioni per l'anno in corso, tanto meno per i prossimi tre anni).
Ma nel frattempo Draghi ha ritoccato verso l'alto gli obiettivi di crescita per il Pil dell'eurozona, come a dire che la Bce sta facendo bene il proprio lavoro, perchè ha contribuito all'abbassamento del costo del debito dei paesi periferici. La postilla, la Bce non si occupa di tassi di cambio.
Il tentativo era quello di indebolire l'euro senza prendersene la responsabilità, quello che il mercato ha compreso è invece che può continuare ad investire in BTP perchè non subirà perdite di cambio, visto che non è un problema della Bce.
La filosofia sottostante è tutta orientata a diminuire il costo del debito pubblico a scapito della competitività delle imprese: se il decennale italiano scende al 3,4% lo stato paga meno di interessi ma gli imprenditori non vedono una lira in più di credito, mentre con il cambio quasi a 1,40, se sono aziende che producono in italia se ne accorgono eccome. La Germania ancora una volta ringrazia.

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