Moltissime le analogie con quell'estate in cui sembrava che tutto potesse salire all'infinito. Alcune balzano immediatamente all'occhio:
- Le aziende statunitensi stanno "battendo" le aspettative degli analisti in circa il 70% dei casi. Come in quell'anno gli analisti hanno abbassato le previsioni di crescita degli utili subito prima dell'ondata di trimestrali (mediamente da un 4% a un modesto 1%). Le aspettative sugli utili societari sono costruite, come allora per essere battute, basta abbassare le previsioni.
- Le poltiche fiscali di paesi che contano sulle leve monetarie è a livelli insostenibili, nel breve. In Italia lo stock di debito pubblico raggiungerà verso fine anno una percentuale del Pil analoga a quella del primo salvataggio greco. In Giappone servono almeno cinquanta miliardi di dollari di maggior gettito per contenere nuove emissioni di debito (inevitabilmente con le politiche monetarie inaugurate da Abe i tassi saliranno) che dovrebbero arrivare dall'aumento delle imposte indirette: provvedimento che vanificherebbe immediatamente le aspettative di crescita indotte dall'"Abenomics", già peraltro molto in dubbio dopo i dati recenti, ieri un ulteriore peggioramento negli scambi commerciali.
- Il livello di cambio dell'euro è come allora, insostenibile, se non per la Germania. I dati diffusi ieri sul PMI, un indice compilato con le aspettative dei responsabili acquisti delle aziende, contrasta con altri dati macro: l'indice per la Francia mostra espansione ma il tasso di disoccupazione sale a livelli record. Si tratta si di stime preliminari ma il dubbio su come vengano costruite queste statistiche è lecito.
A differenza di allora pero' i tassi non possono più scendere e i bilanci pubblici non possono essere ulteriormente gonfiati. Le borse, prime quelle europee, terranno probabilmente sino alle elezioni tedesche e ai primi segni di rallentamento negli acquisti di titoli da parte della Fed. Certo si può immaginare che la banca centrale statunitense prolunghi all'infinito la sua opera. Ma in presenza di un tasso di disoccupazione che non ha nessuna probabilità di avvicinarsi ai livelli del 6,5% e della sostituzione di Bernanke entro gennaio del 2014, dovrà per forza essere dato un segno di discontinuità. La popolarità di Obama è al suo minimo storico ed è regola ricorrente della politica di cambiare messaggio quando il precedente diventa insostenibile. |