Prima voci su un eventuale accordo tra Gran Bretagna e UE sui termini della Brexit (la nostra sensazione è che entrambe le parti continueranno a fare melina per compiacere gli elettori ma nello stesso tempo non fare assolutamente nulla), poi i dati sulla fiducia americana a spingere le borse e curiosamente indebolire il dollaro. La verità è che inizia a prendere piede la sensazione che tutta qusta cosa sui dazi sia irrealizzabile (un po' come in italia sono irrealzzabli le misure del governo): se gli Stati Uniti non possono imporre dazi in settori strategici allora provano a indebolire l dollaro per favorire le esportazoni. Dall'altra parte dell'oceano, con un Draghi già con la testa al prossimo lucrativo incarico, probabilmnte privato (la Lagarde ha già declinato interesse per cariche in ambito istituzionale europeo, può guadagnare di più in un qualche banca d'investimento) la Bce subisce sistematicamente la capacità degl Americani di indirizzare i cambi. La probabilità di vedere il dollaro sopra 1,2 contro euro è alta e aumenterà ad ottobre con la riduzione nel programma di acquisto titoli di stato. E con i tassi italiani destinati tornare verso il tre per cento, finita questa tornata concilitoria di Tria, sempre più isolato. La "pace fiscale" avrà effetto depressivo sulla crescita del Pil: il fisco quando il Tesoro non sa cosa fare manda cartella un pò a tutti e il cttadino non ha grande possibilità di difendersi. |