30-04-2012

Europa, "Piano Marshall", Ancora Scatole Cinesi

Mentre in Italia il governo, forse finalmente conscio della pressione fiscale asfissiante cui sono sottoposti i cittadini e le imprese, inizia la "spending review", molto poco incisiva, quattro miliardi di possibili tagli alla spesa pubblica, meno dello 0,5% del totale, si inizia a discutere in Europa di misure per la crescita.
La Germania continua ad essere del tutto indisponibile ad un cambiamento dello statuto della BCE, che di fatto porti ad un assunzione diretta di Rischio da parte dell'istituto centrale, ma apre, oramai tutti i principali economisti, Stiglitz nei fine settimana, parlano di suicidio europeo, a ricapitalizzare la Bei.
Si parla di dieci miliardi di euro per finanziare infrastrutture e rinnovabili che verrebbero sottratti al Meccanismo Europeo di Stabilita' cui l'italia sara' chiamata a contribuire per oltre sessanta miliardi. Secondo i fantasiosi calcoli di Barroso dovrebbero portare, in base al moltiplicatore del credito, a duecento miliardi di investimenti, anche attraverso un coinvolgimento del settore privato.
Oltre al fatto che nelle rinnovabili dopo la riduzione degli incentivi le principali aziende del fotovoltaico e dell'eolico europeo vanno molto male, si salvano forse le biomasse, l'ipotesi sottostante e' che si possa stimolare la domanda senza una riduzione della pressione fiscale, sul "fiscal compact" la Germania e' inflessibile.
L'aumento dei deficit pubblici non si cura con maggiore pressione fiscale, ma con revisioni della spesa serie, non da quattro milairdi, e interventi diretti nell'economia da parte della banca centrale.
La percezione di Summer e' corretta. Si lavora sui sintomi, cercando di influenzare l'andamento dei mercati, il segno piu' della borsa italiana di venerdi' scorso, in presenza di un'asta di titoli lunghi pessima, che la stampa Finanziaria ha liquidato in poche righe, e' da ricondurre a interventi di sostegno. 
Sui mercati azionari e' molto facile sbagliare, ma e' assolutamente certo perdere soldi quando economia reale e mercati finanziari si muovono in direzioni opposte.

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