Cinque miliardi iniziali di offerta di titoli che sulla base delle valutazioni che abbiamo sentito in questi giorni dagli analisti dovrebbero porre l'azienda ad un"valore" di circa cento miliardi di dollari. Sulla base delle valutazioni di eMarketers, un centro di market intelligence sul web, il mercato delle vendite on-line valeva alla fine del 2011 12,3 miliardi e ne varra' 14,8 alla fine del 2012. Di questo giro di affari Facebook ne avrebbe intercettato il 17,7% nel 2011 per salire al 19,4% nel 2012. I ricavi di Facebook sarebbero allora 2,17 miliardi nel 2011 e 2,87 miliardi nel 2012. I margini lordi di Facebook nel 2010 sono stati di circa il 30%. Vuol dire allora che l'EBIT per il 2012 sara' di circa un miliardo, ipotizzandone un sostanziale miglioramento. Allora la societa' va in borsa a circa cento volte il Margine lordo, ricavi meno costo del venduto, come per le altre folli valutazioni che hanno gia' interessato Zynga, Groupon e Linkedin. Il trucco e' semplice: la banca d'affari che quota, questa volta Morgan Stanley porta in borsa una percentuale molto ridotta del titolo, in questo caso circa il 5%. Tale percentuale e' facilmente manipolabile, tra quote di fondi chiusi ed altri investitori che hanno partecipato in passato a piazzamenti privati dell'azienda. Anche se le valutazioni non hanno senso, con questa quota dell'azienda in borsa si puo' sostenere piuttosto facilmente il prezzo per lungo tempo, arrivando poi a creare nell'investitore la percezione che le valutazioni siano corrette. Non ci stupisce il comportamento della banca d'affari, ne quello della Sec; non capiamo invece come sia possibile che chi si fa paladino della liberta' digitale attarverso lo strumento dei social network accetti dall'altra parte di essere ingranaggio di un sistema della finanza sbagliato cui probabilmente avevano gia' pensato i suoi nonni. Ne' come tanti utenti di queste reti, convinti che siano strumenti di liberta' non si pongano il problema della posizione dominante cui invece sono sensibilissimi quando si parla di colossi della tecnologia come Microsoft o Apple. Quest'anno sembra che Facebook raggiunga un miliardo di utenti e tralasciando la fastidiosa sensazione che attraverso l'adesione a questi network sia molto aumentata la quantita' di annunci pubblicitari cui siamo sottoposti, sarebbe forse utile riflettere su cosa implica che un quinto delle vendite on-line del pianeta passino attraverso un medesimo operatore. |