Al prezzo di emissione il titolo, come si può verificare dagli articoli che pubblicammo in anticipazione dell'offerta pubblica, ci sembrava davvero un furto e le scarse indicazioni per il futuro date dalla direzione in occasione della presentazione della prima trimestrale non hanno certo migliorato il sentimento nei confronti di un'azienda che sino a a qualche mese fa si diceva aver cambiato la vita delle persone e ora molti analisti danno per finita per il 2020. Nè hanno contribuito le indicazioni sul numero di utenti "falsi", circa l'otto per cento del totale, comunque fisiologico per un settore dove chiedendo agli utenti registrazioni leggere si aumenta il numero dei sottoscrittori ma spesso la gente si registra più di una volta. Facebook ha risentito della stessa fantasia cha ha riguardato molte società Internet nei primi anni del secolo, che recita che su una grossa base di utenti si può vivere su un modello editoriale classico, basato prevalentemente sulla pubblicità. In realtà il web sta diventando un'attività tradizionale, dove chi ha successo fornisce contenuti proprietari e di terzi di pregio mentre alimenta l'interesse degli utenti con servizi, spesso gratuiti che invitano a ritornare al "negozio". Facebook, deve quindi rivedere il proprio modello di business, evitando di strapagare per applicazioni che aumentino ancora se possibile la connotazione di "social network" e concentrandosi sull'integrazione verticale con industrie diverse, recenti i contatti con General Motors. Certo preservare indipendenza ospitando contenuti di terzi non è banale, ma la rete non è una cosa che può sopravvivere se il pubblico continua a credere che si tratti di un posto dove gratuitamente si ottiene quello che prima si doveva pagare: così si alimenta solo la produzione di contenuti scadenti. L'azienda ha un sacco di persone intelligenti e con dieci miliardi di cassa in portafoglio può fare molte cose. A circa cinquanta volte gli utili attesi per il 2012 è ancora stracara, ma ci attenderemmo a breve significativi interventi sulla strategia, ciò che porterebbe a giustificare questi multipli da società in crescita (il titolo Apple è stato per molti anni più caro di così). Vi è poi un'ultima considerazione di natura politica che non ha niente a che fare con il valore dell'azienda. In California, stato dalle finanze dissestate, il titolo se lo sono comprati un poò tutti e visto che negli Stati Uniti le perdite su titoli si possono portare in dichiarazione contro il reddito personale, è probabile che senza un significativo rimbalzo del titolo lo stato abbia ulteriore problemi a far quadrare il bilancio. |