Oramai le banche centrali ricorrono sempre piu' frequentemente a quello che viene definito intervento verbale, volto ad influenzare i mercati ad un certo comportamento. Ieri Bernanke ha messo in guardia sul fatto che la attuale ripresa sul mercato del lavoro sia forse tempranea e che sia ancora necessario un prolungato periodo di politica monetaria accomodante. Il governatore si e' dimostrato particolarmente preoccupato per la quantita' crescente di persone che rimangono fuori dal mercato del lavoro per molto tempo, che per una anomalia statistica scompaiono negli Stati Uniti dalle liste dei disoccupati; ha pero' escluso, come invece credono molti economisti, che si sia creata una discrepanza strutturale tra domanda e offerta (cosa che invece crediamo sia senz'altro vera per il mercato europeo, dove sempre piu' aziende chiedono professionalita' che l'universita' non e' in grado di formare). Bernanke non ha detto in realta' niente di nuovo ma molti operatori hanno capito che questa posizione si tradurra' in un nuovo intervento di quantitative easing, con la conseguenza di spingere al rialzo i mercati ed indebolire il dollaro. A noi sembra in ultima analisi che questa sia la vera ragione dell'intervento del governatore, cercare di indebolire la divisa americana in un momento in cui la bilancia delle partite correnti sta peggiorando. Ieri Obama ha applicato sanzioni commerciali all'Argentina segno che la guerra dei cambi non e' terminata. Soffrendo da un paio di mesi rimaniamo comunque convinti che il dollaro tornera' ad apprezzarsi pesantemente non appena sara' chiaro che le preoccupazioni europee sono tutt'altro che terminate. |