Torniamo indietro di un quarto di secolo, quando i titoli di stato godevano di un trattamento fiscale più favorevole di qualsiasi altro strumento di investimento. Ma allora almeno i titoli di stato erano esenti, ora rimarranno al 12,5% mentre quelli degli emittenti privati pagheranno il 20%. Stessa aliquota per il Capital gain. Le conseguneze immediate a nostro parere saranno il moltiplicarsi delle emissioni di matrice bancaria da qui sino alla fine dell'anno e dal prossimo anno una guerra tra gli istituti di credito per accaparrarsi depositi vincolati. Con un graduale deterioramento del credito delle banche diventerà infatti praticamente impossibile per gli istituti attrarre interesse nel proprio debito. La gestione Tremonti ha portato senz'altro una disciplina nella spesa corrente ma quando si tratta di mercato dei capitali le posizioni non sono quasi mai quelle giuste. Aumentare la tassazione sulle rendite poteva portare gettito subito dopo la grande crisi del 2008, con i mercati ai minimi. Ora è probabile che questo provvedimento, che potrebbe ad esempio essere sostituito, se ce ne fosse la volontà politica, con la possibilità di pagare tutti i servizi postali via internet (stimiamo che il risparmio sarebbe maggiore dei possibili introiti derivanti dall'aumento della tassazione sulle rendite) porti poco o niente nelle casse dello stato, contribuendo a deprimere mercati che avranno già i loro problemi autonomi. |