Come accadde per le crisi del sistema bancario statunitense un paio di anni fa, i rischi maggiori per il risparmiatore, per quanto attiene ai prodotti di risparmio gestito, vengono dalle categorie tradizionalmente considerate a basso Rischio, ovvero i fondi obbligazionari e monetari. La situazione delle banche europee, comprese quelle italiane, e' davvero preoccupante: solo sull'Irlanda, la loro esposizione complessiva si aggira intorno ai 500 miliardi di euro: se il portafoglio di investimento delle banche valorizzasse a mercato i soli prestiti all'Irlanda (gli stress test - definiti ieri dall'economista Rogoff patetici - non lo fanno), contabilizzerebbero perdite non lontane dai cento miliardi di euro, una cifra piu' o meno sufficiente per spazzare via dal mercato Unicredit e Banca Intesa. Questo senza considerare la Leva Finanziaria (Unicredit ha mezzzi propri poco superiori al 7% del totale delle attivita', che non sono in larga parte valorizzate a mercato), che evidentemente amplifica il potenziale distruttivo del cattivo andamento dell'attivo. La proposta di ieri di Tremonti e Juncker di emettere obbligazioni europee in parziale conversione di quelle emesse dai singoli stati membri e' un'interessante sfida politica alla Germania ma non puo' trovare l'accordo dei tedeschi sia perche' trasferirebbe loro un'ulteriore quota del Rischio dei paesi che l'hanno generato sia perche' porterebbe le banche tedesche a realizzare minusvalenze sull'attuale portafoglio tali da mettere in discussione la stessa sopravvivenza di istituti come Deutsche Bank. Se si vuole salvare l'euro, bisogna passare attraverso scelte impopolari oggi: allungare le scadenze di parte del debito pubblico, anche in Italia ed imporre meccanismi di sanzione precisi per coloro che non rispettano meccanismi di contenimento del debito: su questo i tedeschi hanno ragione. Occorre inoltre gradualmente portare i bilanci delle banche a rispecchiare la vera situazione patrimoniale, non quella presentata dalla farsa degli stress test: che si tratti di una rappresentazione scorretta della realta' oramai il mercato lo ha capito, meglio ammetterlo. Queste cose possono essere poco chiare ai risparmiatori ma non alle istituzioni finanziarie: Bloomberg riporta oggi la notizia in base alla quale Legal&General, gruppo finanziario britannico, non prestera' piu' in Spagna se non arrivano garanzie europee. Allora la raccolta' delle banche, soprattutto in Spagna ed Italia diventera' particolarmente difficile. La tendenza ad utilizzare i prodotti di risparmio gestito per infilarci strumenti di raccolta propri tendera' ad aumentare, soprattutto se la societa' che gestisce e' di una istituzione Finanziaria. Le istituzioni finanziarie stanno poi forse diventando piu' sofisticate in questo meccanismo: ci capita spesso di ricevere segnalazioni dai nostri sottoscrittori in base alle quali non e' ad esempio disponibile presso il loro istituto un titolo di stato brasiliano, mentre lo e' un'Obbligazione bancaria emessa nella stessa divisa, evidentemente molto piu' rischiosa. Il sospetto che le banche si diano una mano a vicenda a piazzare le une le obbligazioni delle altre nasce spontaneo... Se ci si vuole accostare al mercato obbligazionario attraverso prodotti di risparmio collettivo, meglio farlo attraverso Sicav di gestori indipendenti come Carmignac o Templeton. I costi di gestione non sono pero' sempre bassissimi; eccedono sempre in ogni caso quelli rivenienti dall'acquisto diretto di obbligazioni per la cui selezione rimandiamo ai nostri servizi di consulenza Finanziaria. |