04-05-2005

Gli Svizzeri credono nelle loro banche

Gli Svizzeri credono fermamente nelle banche

I cittadini elvetici si dichiarano, infatti, estremamente soddisfatti dei servizi che ricevono dalle loro banche. Il 79% delle persone intervistate ha manifestato un grado di apprezzamento positivo, o persino molto positivo, nei confronti degli istituti finanziari con i quali effettua la maggior parte delle operazioni bancarie.
La lettura dei dati rivela anche chiare indicazioni di sostegno al segreto bancario; la stragrande maggioranza degli intervistati si è espressa esplicitamente a favore del suo mantenimento.
Non solo: lo studio in questione mostra addirittura che la percentuale dei fautori del segreto bancario è in lieve progressione rispetto a quella del 2004.
Tre quarti delle persone che hanno risposto al recente sondaggio si sono soffermati su questo punto, asserendo che le autorità devono resistere alla pressione internazionale, che vorrebbe smantellare il segreto professionale dei banchieri elvetici.

È questo uno degli aspetti più delicati che concerne la sfera bancaria nazionale e, per tale ragione, molti hanno deciso di assumere posizioni inequivocabili al riguardo. Quasi a voler rafforzare tali convinzioni e dissipare eventuali dubbi, si è aggiunto al coro il presidente dell’ASB. Pierre Mirabaud, in un articolo apparso sul quotidiano finanziario L’Agefi, ha posto l’accento sulle prossime votazioni del 5 giugno, che chiameranno il popolo svizzero ad esprimere il proprio parere sugli accordi di Schengen/Dublino.
Il numero uno dell’ASB ha ribadito l’appoggio della piazza bancaria nazionale agli accordi conclusi tra la Svizzera e l’Unione Europea, ricordando che il segreto bancario non sarà minacciato dalla loro entrata in vigore, grazie a una speciale clausola contemplata nel trattato e denominata di “opting out”.
Attualmente la Svizzera concede l’assistenza giudiziaria per la frode fiscale; in
forza dell’accordo Schengen/Dublino concederà assistenza anche in caso di evasione fiscale nell’ambito delle imposte indirette (dazi doganali, imposte sul valore aggiunto e imposte speciali sul consumo).
Per quanto riguarda, invece, l’ambito della fiscalità diretta (imposte sul reddito), la
Svizzera ha ottenuto nel trattato una deroga, a tempo indeterminato (opting out), che salvaguarda il segreto bancario svizzero. Mirabaud, dunque, ha voluto precisare che le autorità nazionali sono assolutamente intenzionate a difendere i loro principi e la specificità degli accordi conclusi con Bruxelles ne è la vivida testimonianza.
D’altro canto, la popolazione svizzera attribuisce notevole importanza alla protezione della sfera privata, in senso lato e, pertanto, la questione del segreto bancario si lega inevitabilmente a tale forma mentis.

Le altre rilevazioni del sondaggio condotto dall’ASB concernono l’immagine generale delle banche elvetiche e la loro funzione nel panorama economico interno.

In linea di massima, gli istituti di credito beneficiano di un’immagine molto buona, che si mantiene stabile da parecchi anni.
Circa il 70% delle persone intervistate considera la propria banca solida, i servizi ricevuti di qualità e il personale incaricato di gestire i rapporti con la clientela, competente.
Le percentuali degli entusiasti scemano leggermente, invece, quando si passa alla radiografia della banca in veste di attore economico: ad avere un’opinione favorevole in questo caso è “solo” il 53% degli intervistati.
Nello specifico, sussiste una certa uniformità di vedute per quanto concerne la reputazione delle banche svizzere all’estero, considerata dalla maggioranza piuttosto elevata; meno omogenee sono, per contro, le opinioni in merito all’importanza delle banche quale sostegno alla crescita dell’occupazione e all’aumento del gettito fiscale.
Tra gli argomenti legati alla funzione delle banche all’interno del palcoscenico economico del paese spicca, infine, quello relativo ai loro rapporti con le piccole e medie imprese (PMI).
Il sondaggio dell’ASB, in effetti, ha riproposto questa tematica già affrontata
nelle precedenti edizioni e, come in passato, è emerso che l’impegno delle banche a favore dello sviluppo delle PMI deve essere migliorato.
Dalle risposte ricevute si evince che il 61% degli intervistati giudica addirittura insufficiente il supporto fornito dagli istituti di credito nazionali alla suddetta categoria imprenditoriale, benché non manchino le contraddizioni.
Da una parte, la maggioranza ritiene che gli istituti di credito siano molto solerti nell’intervenire a protezione delle PMI, per risolvere eventuali difficoltà finanziarie. Nello stesso tempo, però, ci si aspetta anche dalle banche che non oltrepassino una certa soglia di Rischio nella gestione dei fondi che vengono loro affidati. Il che suona,in pratica, come un invito alla prudenza, rivolto a quegli istituti di credito che hanno compiuto operazioni azzardate o si sono esposti in maniera eccessiva.

a cura di Corner Bank www.corner.ch


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