JP Morgan, la banca più grande d'America, quella che è uscita meglio dalla turbolenza 2008-2009, quella che oggi è, senza dubbio, il "campione" del settore, e quella che anche a livello globale esercita una influenza che è pareggiata solo da Goldman Sachs, ha comunicato al mercato un incremento del 76% dell'utile trimestrale. Il dato è eccezionale, specie se raffrontato con il calo dell'8% dei ricavi complessivi, calo che ha colpito anche il settore investment banking, il settore dove si trattano azioni, obbligazioni ed operazioni di M&A. Come valutare, però la notizia che di quei 5,5 miliardi di utili, ben 2,5 miliardi derivano dalla decisione di liberare parte degli accantonamenti contro i rischi (che vengono così portati a conto economico)? Certo la notizia positiva, perchè corrisponde ad un calo delle posizioni in sofferenza nell'attivo: ma al tempo stesso non si tratta certo di reddito generato dalla gestione tipica del business. Da dove dovrebbero arrivare altri 2,5 miliardi, nel prossimo trimestre? Si aggiunga che altri 2,3 miliardi di utile sono generati dal'investment banking di cui si diceva prima: e anche qui, si deve attribuire a questa componente del reddito aziendale una eccezionale volatilità. Non è certo reddito ricorrente. Come si vede bene, tutto il resto della banca genera circa 0,8 miliardi di utili. Cioè: niente, in un contesto in cui il Margine di interesse è vicino comunque al 3% grazie alla Fed che tiene il costo del funding a zero. E qui stamo analizzando una delle migliori banche al mondo. Già venerdì con Bank of America, ed ancora di più il prodssimo 18 con Citigroup, avremo la misura di quanto è lento, in realtà, il risanamento del settore bancario. Ci chiediamo quindi: quale è il P/E corretto da attribuire a JP Morgan? Come avete già letto sul nostro sito, il quadro non è più roseo in Europa. La conclusione? Il settore bancario dopo il 2008-2009 non si riprenderà più ai livelli visti negli anni precedenti. Si tratta di un settore nel suo insieme sovra-domensionato che oggi produce in molte divisioni servizi a basso o nullo valore aggiunto, e sul quali pesano zavorre che non sarà possibile alleggerire se non in decine di anni: il comparto immobiliare, la normativa miope che irrigidisce ogni giorno di più le pratiche, ed il peso del debito degli Stati sovrani. Oggi le banche sono simili alle ferrovie negli anni Trenta oppure all'industria pesante negli anni Sessanta: un settore in obsolescenza. |
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