14-04-2009

Italia, la generazione (quasi) perduta

Il dopoguerra italiano vide la mobilitazione di straordinarie energie nelle fasce giovani della popolazione che consentì nel giro di poco più di un decennio di porre il paese in cima alle graduatorie di crescita.
Ci troviamo oggi di fronte ad una crisi di analoghe proporzioni, anche se le borse sembrano scommettere su una ripresa imminente a nostro avviso improbabile..
Nell'ambito delle piccola e media borghesia - la stragrande maggioranza del paese - diamo oggi per scontato che i nostri figli finiscano l'università fuori corso, mentre i loro omologhi, magari indiani o cinesi lavorano ad un riscatto sempre più probabile. Così facendo condanniamo queste generazioni a vivere sulla, e consumare, la sempre più esigua ricchezza prodotta dalle generazioni precedenti; potrebbe bastare loro per sopravvivere ma certo non a costruire dignità.
Eppure, nel volontariato che si dedica ad eventi tragici come quello del terremoto o ad esempio in alcune facoltà di eccellenza si mostrano nei giovani afflati oramai quasi insospettabili, per di più confinati alle fasce meno abbienti.
Occorre lavorare su queste energie perché solo da esse può venire la speranza perché il paese non esca da questa crisi, che è di proporzioni non conosciute se non attraverso vaghi ricordi infantili di pochi, indelebilmente relegato a posizioni di secondo piano nel panorama dell'economia mondiale.



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