Tra alcune battute di dubbio gusto da parte del ministro del lavoro si va avanti su questa ipotesi di "riforma" che sostanzialmente ha oramai reintrodotto il reintegro e dove governo e Confindustria si palleggiano le responsabilita' sugli esodati. I sindacati dovevano evidentemente dimostrare che fanno qualcosa per i lavoratori, perchè nella riforma sono previste ora tutta una serie di rigidita' all'ingresso, dalla durata massima degli "stage" alla monitorizzazione dei contratti a partita Iva che in un momento in cui le aziende comunque assumerebbero pochissimo, scoraggia ulteriormente dal dare opportunita' ai giovani. Le opportunita' di lavoro non si creano con le regole, quelle servono a evitare eventualmente che chi lavora sia sfruttato, ma con un buon collegamento tra mondo accademico e del lavoro. Per tanti giovani che si lamentano di un contesto in cui non vi sono opportunita', abbiamo la percentuale di fuori corso iscritti alle nostre università più alta d'Europa. Andiamo verso una società dove la macchina dello stato, anche se fosse gestita con avvedutezza, non avrebbe le risorse per fare programmazione industriale. E'solo a partire dall'impegno individuale che i giovani possono sperare in un futuro professionale. Abolendo magari il mito della laurea a tutti i costi, un recente studio della Fondazione Agnelli mostra come in Lombardia alcune scuole professionali siano ai primi posti per qualita' dell'insegnamento. |