Mentre ogni giorno si assiste a una marcia fanfara su FCA, complici media e case di investimento, costruita sul nulla (tranne che sugli interessi degli Agnelli) arriviamo alla vigilia dei discorsi di Draghi e della Yellen n un cllima da operetta dove ieri Draghi si è affrettato a specificare che non è vero che il QE non è servito, visto che ha portato ad uno spostamento su classi di attività più rischiose e a un aumento del credito: affermazione che contrasta con il mandato della BCE che è quello di stablizzare i prezzi introrno ad una crescita del due per cento, non di far salire le borse. Sull'altro lato dell'oceano Greenspan parla di nuuvo di esuberanza irrazionale ma questa volta sulle obbligazioni e nononstante i novantun anni e gli errori madornali commessi durante il suo mandato qualcuno ascolta ancora: gli Stati Uniti non hanno alcun problema a finanziarsi nonostante Trump minacci il blocco dei pagamenti del Tesoro mentre nessuno si azzarda a dire che i mercati sono sopravvalutati. La Yellen si lancerà probabilmente in un altro esercizio di equilibrismo ma se i tassi non salgono non vi è alcuna possibilità che le aziende rimpatrino dollari come voluto da Trump. Azzardare ipotesi sulle esternazioni di questi che oramai dei banchieri centrali non hanno più alcuna caratteristica è difficile, ma a buon senso diremmo che Draghi non dirà assolutamente niente mentre qualche commento dalla Yellen sul mercato obbligazionario potrebbe venire. Se così sarà assiteremo ad un rimbalzo del dollaro ma soprattutto della sterlina, dove ancora oggi in Gran Bretagna escono dati economici che smentiscono qualsiasi previsione negativa. |