E' uno scenario contraddittorio quello che le borse sembrano avere confezionato per il dopo elezioni americane. La curva dei tassi americani è arrivata a quotare il decennale statunitense sino al 2,4% di rendimento mercoledì scorso, il 50% in più di due settimane fa su aspettative inflazionistiche innescate dal potenziale di intervento della futura amministrazione americana. D'altra parte il prezzo dell'oro, tradizionalmente correlato positivamente con l'Inflazione, è sceso molto. Delle due l'una. Il prezzo del petrolio, crediamo si stabilizzerà verso livelli più alti una volta che i paesi dell'Opec smetteranno di giocare con le aspettative (e dovranno farlo presto); ma viceversa il mercato ha ampliato il differenziale positivo tra prezzi a termine e prezzi a pronti, il cosiddetto contango: questo avviene quando le aspettative di prezzo sono al ribasso. Il rame e i titoli del settore sono il comparto ad avere beneficiato di più di una aspettatva di ripresa degliinvestimenti in infrastrutture, che è bene ricordare ammonterebbero a circa cento miliardi di dollari e non a mille come la stampa riporta in questi giorni (mille sarebbero il volano dinvestimenti privati che si ipotizza innescherebbe il piano pubblico, secondo una tecnica di comunicazione cui nel nostro paese siamo abituat da anni). Mentre il rame sta scomparendo, con la diffusione della fibra, dalla principale industria, ovvero dalla telefonia. Si è trattato di due settimane di assoluta follia. Chi abbia partecipato della grande corsa delle materie prime dovrebbe senz'altro trarre profitto. |