In questa ennesima vicenda tutta italiana su Telecom che vede oramai da tempo insostenibile il legame tra politica e finanza (aspettiamo le prossime cattive notizie da Fiat, che sembra miracolosamente rinata), l''unica cosa veramente sensata che si è sentita è che una compagnia di telecomunicazioni debba oramai concentrarsi sulla convergenza tra contenuti e tecnologia. Per citare solo due esempi, Google si è alleato recentemente con Aol, il portale di Time Warner, Apple con Disney (come avevamo previsto qualche mese fa oramai i-pod offre i film Disney nella versione video). Che Telecom, che oggi deriva dalla vendita dei contenuti circa l''uno per cento dei suoi ricavi, diventi una media company è inconcepibile, a meno che non rientri in un gruppo che di contenuti ne ha anche troppi. E''chiaro che la valutazione di Tim a 45 Miliardi di Euro è assolutamente insensata, ma se l''azienda deve essere salvata, o ritorna pubblica e come al solito il costo addebitato ai contribuenti senza probabilmente un progetto industriale, o Mediaset sembra il candidato ideale. Per abbracciare un tale progetto industriale, che secondo noi sarebbe nell''interesse del paese ci vorrebbero almeno due circostanze: a) che Silvio Berlusconi esca definitivamente dalla politica ricevendo le necessarie assicurazioni dalla maggiorranza affinchè se questo accadesse non venga immolato come capro espiatorio così come accadde a tanti esponenti della prima repubblica b) che l''azionariato di Mediaset venga aperto ad altri partner, dove secondo noi Murdoch e Hutchinson Wampoa (i proprietari di 3) sarebbero i partner ideali. La tradizione politica di questo paese rende improbabile una tale soluzione ma dal punto di vista industriale non esiste un piano più logico. |