Se gli stimoli di politica monetaria hanno avuto un effetto in questi anni, è stato quello di comprare del tempo alla politica per effettuare le riforme. C'è chi ha usato meglio e chi ha usato peggio questo tempo, oppure chi non lo ha usato per niente. In Italia, nonostante lo svecchiamento della classe politica i comportamenti sono sempre gli stessi, di ieri gli scandali sulle primarie in vari comuni e le statistiche sugli sprechi della pubblica amministrazione. Ieri Draghi ha fatto capire che non vi saranno ulteriori stimoli e che ora occorre fare le tanto sospirate riforme. Ma allora bisogna passare attraverso un paio di anni di grandi sacrifici e ammissioni chiare sullo stato delle economia. Occorre lasciar fallire banche decotte come il Monte dei Paschi, Carige, Veneto e Vicenza, purtroppo lascire a casa decine di migliaia di persone nel comparto bancario, mettere mano a una vera spending review. Solo così si possono abbassare le tasse e far ripartire l'economia reale. Ma questo richiede presa di coscienza della reale situazione del paese e non sembra che vi sia alcuna volontà di andare in quella direzione: i dati di occupazione diffusi dall'Istat ieri per il 2015 vedono un maggior lavoro dipendente di circa 200 mila unità ma le stesse unità sono state perse nel lavoro autonomo, l'effetto è zero ma il risultato viene presentato come un gran successo. L'informazione continua ad essere guidata da logiche politiche e la gente è sempre più disorientata tra messaggi trionfalistici e reltà delle cose, sempre più difficile. Tutti gli imprenditori che lavorano con la Cina con cui capita di parlare dicono che la bolla immobiliare è enorme ma che sono in atto vere riforme: non deve essere stato facile per i Cinesi abbassare ufficialmente gli obiettivi di crescita, ma lo sforzo di ribilanciare l'economia verso un equilibrio consumi e investimenti è in atto. Guarderemmo quindi con qualche interesse ai titoli dei mercati dell'area, di cui si trova ampia selezione al nostro portafoglio emerging markets. |