In italia i più giovani sono Dolce e Gabbana, che si avviano verso la sessantina e di figure di creativi sembra non ci sia quasi più bisogno. Gucci, molto criticata da Armani, fa un sacco di soldi con occhiali di plastica dozzinali che vende soprattuto in Asia a qualche centinaio di euro. I soli due geni rimasti nell'ndusria, Gaultier e Armani appunto, sono sempre più per conto loro (Gaultier ha interrotto da anni la collaborazione con Hermes). Hermes è controllata da un famiglia dove sono oltre venti quelli che ci mettono voce. Chanel con la scomparsa di Lagerfeld (lfiglio di una violinista pare che iniziò a disegnare perché la madre gli chiuse il piano sulle mani, dicendo che col disegno avrebbe fatto meno rumore) non è escluso che in futuro veda la famiglia che la controlla ritirarsi e cedere a uno dei giganti come LVMH. I grandi gruppi quotati in borsa sono tutti cari, perché scontano un effetto di volume, marchi come Moncler o Cucinelli che fanno prodotti di qualità (carissimi) ma non hanno davvero inventato niente, vendono sopra le trenta volte gli utili. Rimane forse qualche piccolo marchio quotato in Inghilterra, dove vi sono buone occasioni in borsa. Forse la creatività nella moda non ha più molto da esprimere, oramai si vedono le stesse cose tornare e ritornare ogni dieci anni. La nuova frontiera, se mai si affermerà, è quella degli indumenti intelligenti, quelli cioè in grado di misurare il nostro stato di salute mentre li indossiamo. Come per l'intelligenza artificiale, parliamo di cose che oggi sono solo poco più che giocattoli. |