Gli Stati Uniti creano parecchi meno posti di lavoro di quelli previsti ma il tasso di disoccupazione, seppure leggermente, scende. La spiegazione va trovata in come si calcola la popolazione attiva ai fini di queste statistiche. Per riconciliare i due dati occorre tenere presente che coloro che sono fuori dal lavoro da circa sette mesi scompaiono nelle statistiche ufficiali dalla popolazione attiva, per cui il tasso di disoccupazione viene calcolato come se queste persone non esistessero. Per questo molti economisti sostengono che il vero tasso di disoccupazione negli Stati Uniti sia superiore al quindici per cento. Sempre di piu' quindi la gente che scoraggiata smette di cercare lavoro, il tasso di partecipazione, quello che appunto misura la quantita' di persone attivamente sul mercato, diminuisce al 63,6 per cento, il minimo di questo ciclo, come diminuisce la quantita' di persone che lavorano sul totale della popolazione, al 54,8%. Questo dato sembra in netto contrasto con l'espansione dell'indice manifatturiero, comunicato in settimana. Noi crediamo che la spiegazione vada cercata in uno squilibrio strutturale tra domanda e offerta, vi sono in altre parole sempre meno persone qualificate per ricoprire posizioni di cui le aziende che crescono avrebbero bisogno. Con tutta la stima che abbiamo per Krugman, riteniamo che la risposta non sia nel riassumere persone nell'impiego pubblico, ma nel cercare un miglior collegamento tra formazione e mondo del lavoro. La crisi della "high education" negli Stati Uniti, sono sempre meno le persone che vedono come un buon investimento un Master di una prestigiosa Universita', checche' ne dica Mitt Romney, e' testimone di uno scollamento tra mondo accademico e professioni. Invece di sprecare tempo in inutili fantasie sul rilancio del settore delle rinnovabili, oggi impossibile, anche in Italia si dovrebbero destinare fondi all'universita' e alle scuole professionali. Se i soldi non ci sono che si impongano limiti di tempo al completamento degli studi, se non in presenza di motivi seri. |