Ridotta ieri dalla maggior parte degli analisti ad una faida tra sunniti e sciti, la apertura dell'Arabia Saudita risponde ad una crisi di finanze pubbliche che oramai si riflette in possibilie crisi poltica: il governo non solo può ma deve aprire a tagli della produzione. Non troverà forse il supporto dell'Iran ma certamente quello del Venezuela, paese ridotto in miseria assoluta da questi prezzi del greggio. Trump promette di cencalleare la commissione ambientale in caso di vittoria e di riaprire le miniere di carbone, il che evidentemente renderebbe gli Stai Uniti prduttori netti di idrocarburi. Chi si compri all'estero però il carbone non è evidente, mentre è chiaro a molti quali danni la frattura da scisto, il "fracking" abbia causato in quetsi anni. Produzione eccedente o meno un prezzo del petrolio in rialzo è la migliore risposta in questo momento a derive fanatiche. Non fa comodo agli esperti di borsa perchè vuol dire dollaro debole e tassi al rialzo, ma è ora di occuparsi di economia vera invece che di carta. |