26-09-2008

Piano di salvataggio statunitense, perchè deve essere cambiato

Il piano presentato dal Tesoro americano prevede il riacquisto con denaro pubblico di circa 700 Milardii di dollari di attività incagliate. L'acquisto avverrebbe non a prezzi di mercato ma ai presumibili valori a scadenza, molto più alti. Se le attività venissero comprate al valore di oggi infatti, le banche registrerebbero ulteriori perdite (non tutti gli attivi sono stati portati a mercato) e interverrebbero altri fallimenti. Così come si propone di fare però le istituzioni che cedono queste attività si troveranno a realizzare plusvalenze fittizie, perché il Tesoro comprerebbe a prezzi molto maggiori di quelli di mercato. L'effetto è paradossale: gli amministratori di quelle società uscirebbero con bilanci molto buoni, anche se non veritieri, magari incassando ulteriori bonus stratosferici, mentre i contribuenti sopporterebbero tutto il Rischio che quelle attività a scadenza non raggiungano il valore a cui vengono rilevate.
Meno male che entrambe gli schieramenti del congresso si stanno opponendo ad un piano che un acuto osservatore ha definito "welfare per i ricchi".
L'alternativa più intelligente è invece che queste aziende emettano azioni privilegiate a favore del Tesoro per l'equivalente di 700 Miliardi di dollari, andando a diluire gli attuali azionisti ma di fatto fornendo nuovi mezzi a coprire le perdite potenziali sul portafoglio. Così i contribuenti sono si coinvolti ma entrano a prezzi adeguati e se le cose girano per il meglio il Tesoro sarà anche in grado di restituire loro dei soldi in forma di minori tasse. Lo schema è identico a quello utilizzato da Warren Buffett per entrare in Goldman; se è sensato per l'investitore di maggior successo al mondo dovrebbe andare bene anche per i contribuenti.
Rimane di fondo l'inquietante sensazione che comunque si faccia di tutto per proteggere una casta di privilegiati; come nel caso Alitalia, dove chissà come mai i sindacati hanno cambiato idea; non salvando nel frattempo alcun posto di lavoro e avendo contribuito con il loro diniego di qualche mese fa a Air France a bruciare altri 300 Milioni di euro; rimettendo infine la società in mano ad un gruppo di investitori che rischiano di fare un buon affare sulle spalle dei contribuenti; tra cui diversi "meritevoli" di avere affossato alcune importanti aziende del paese.

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