Che Sarkozy potesse corteggiare il partito di Le Pen per il ballottaggio puo' anche starci, ma che lo faccia un candidato socialista ha davvero del grottesco. Nel vuoti di una politica che non da indirizzi ne' messaggi i suoi esponenti cancellano qualsiasi appartenenza pur di provare ad essere eletti. In presenza di leggi elettorali che pur con grandi assenteismi consentono l'elezione grazie ai premi di maggioranza. In Italia intanto il ministro dello sviluppo tuona, dopo mesi di silenzio totale, sui costi dell'amministrazione e rilancia su un fantomatico piano di sviluppo da cento miliardi. Di sviluppo Passera, come giustamente ricordava nei giorni scorsi De Benedetti non ne ha fatto ne' a Olivetti ne tantomeno a Poste italiane o Intesa, pero' la caduta di popolarita' di Monti lo mette in condizione, non avendo sino ad ora sbagliato niente perche' niente ha fatto, di insinuarsi come candidato probabile per un futuro governo meno "tecnico". Da dove vengano i cento miliardi per lo sviluppo non si sa ma questa gente e' abituata alle affermazioni ad effetto: la prima sua dopo l'insediamento come ministro fu che la recessione in Italia si poteva evitare. Ma nessuno chiede mai conto a questi signori del loro pensiero. Senza un referendum che stabilisca regole di appartenenza alla politica e di espulsione dalla stessa (puo' ancora Formigoni stare al suo posto?) il futuro di questo paese e' segnato dalla rivolta sociale. |