Punte di quasi delirio nell'intervista di ieri al Wall Street Journal d Trump: ll dollaro è troppo forte ma non è colpa dei cinesi (di cui vi è assoluto bisogno), anzi forse è colpa sua perchè " troppo credibile"; la Yellen non è"bollita" ("toast" la parola usata inglese) e anzi gli piace. In tutte le scorribande dei primi mesi di questa amministrazione sono state messe in campo tutte le armi, un po' infantili, prima del protezionismo, poi del taglio delle tasse (ora non finanziabile perchè è caduta la controriforma sanitaria); ancora, gli attacchi militari in politica estera e la pronta smentita di volersi occupare di guerra civile in Siria. Infine le uscite di ieri sul dollaro. Se vi è una cosa che invece sembra avere senso (idea di Wilbur Ross, segretario del commercio) è quella di sostituire accordi multilaterali, a partire da quello con i paesi asiatici, con accordi bilaterali su industrie specifiche. Quando ci si siede a un tavolo in tanti con un unico obiettivo da negoziare si litiga per forza. Gli Americani che hanno votato Trump vengono in parte significativa da industrie punite dalla globalizzazione, come l'automobilistico. Su questo settore in particolare crediamo l'amministrazione si concentrerà perchè il possible rilancio dell'industria automobilistica americana (da qui il flirt con Musk di Tesla) farebbe passare indenne le elezioni di "mid term" e forse far vincere un secondo mandato al presidente. Però gli Stati Uniti hanno capacità produttva ridotta nei prodotti "piatti" dell'acciaio che serve per fare le automobili. A parte Nucor e Us Steel è rimasto quasi niente negli Stati Uniti mentre Posco è uno dei più grandi produttori di lamiera al mondo, con conti molto in ordine: riteniamo quindi possibile che rappresenti una delle controparti privilegiate per questi accordi blaterali. I multipli sono interessanti e il livello di debito molto contenuto, soprattutto se confrontati con giganti come Arcelor-Mittal che a forza di acquisizioni si è inguaiata davvero a livello patrimoniale. |