Come diceva Krugman nei giorni scorsi, lo citiamo spesso ma crediamo che insieme a Stiglitz, due premi Nobel, rappresentino l'unica coppia di economisti veramente indipendente - per questo sgradita alla politica - che andrebbe ascoltata, ora si capisce come inizio' la Grande Depressione. Si tratto' di una combinazione di aziende che licenziavano perche' non c'era domanda, di lavoratori che non cercavano piu' lavoro (oggi vale anche per gli studenti, una delle ragioni per cui si ammette il fuori corso a tempo indeterminato e' per non iscrivere i giovani nelle liste di disoccupazione) perche' oramai sfiduciati, di banche che non imprestavano soldi alle imprese perche' il fatturato crollava. In un circolo vizioso che, il termine Depressione lo spiega bene, si aggravava per l'incapacita' psicologica di metabolizzare gli errori e provarli a superare con un approccio diverso. Perche' scoppio' allora non e' facile da capire ma ha probabilmente a che fare con l'influenza dominante di economisti come Schumpeter, di scuola austriaca ma trasferitosi negli Stati Uniti, che pensavano che la sofferenza conseguente a periodi di bolle speculative fosse un male necessario da infliggere alle popolazioni per promuovere il necessario processo di "ravvedimento". Arrivato negli Stati Uniti verso la fine del Proibizionismo, le sue teorie, basate sul concetto della "distruzione creatrice" ebbero successo finche' finalmente ci penso' Keynes a combattere la Depressione degli Americani con un approccio non convenzionale al problema. Se il ministro delle finanze tedesco, indubbio mentore del Cancelliere ha un modello di riferimento, scommetteremmo sia proprio l'economista austriaco, che come contrappasso a tanta rigidita' dichiarava di avere tre obiettivi nella vita, essere il miglior economista, il miglior amante e il miglior cavallerizzo di Vienna. Ebbe molte mogli e una cattedra ad Harvard, ma non vinse mai concorsi ippici. Chissa' se anche Scheuble ha un vita privata meno rigida delle sue convinzioni pubbliche.. La Germania ha dunque spinto all'estremo, con la politica di rigore fiscale, il processo di "ravvedimento" dei paesi periferici, ma a fronte di qualche ottimo stimolo iniziale, al momento del suo insediamento, grazie all'appoggio tedesco il governo Monti aveva una carta da giocare che nel dopoguerra era capitata prima solo a Mariotto Segni, si e'poi scontrata con la circostanza che non sono i cittadini dei paesi periferici a doversi ravvedere ma i loro politici. Oggi il cancelliere tedesco tende la corda all'estremo sulla strada del rigore ma non ammette di non avere capito che senza una riforma sotanziale della politica, vale almeno per Italia e Grecia, cosi' si affama solo la gente comune, che prima o poi si ribella. Senza ottenere niente. L'unificazione fiscale, a cui senz'altro tende il Meccanismo Europeo di Stabilita', non accade se prima non si taglia la spesa pubblica, soprattutto in Italia. In Italia oramai non e' piu' una questione di uomini, perche' il governo quello che doveva fare, mettere mano alla macchina pubblica e ad un vero processo di liberalizzazioni e dismissioni doveva farlo nei primi tre mesi, ora non ci riesce piu'. Nei giorni scorsi all'ACRI Monti ha affermato che questo governo ha perso l'appoggio dei poteri forti, il che spiega la vera ragione del suo fallimento, invece che costruire un vero governo tecnico ha cercato sin dall'inizio l'appoggio di una politica malata quindi chiusa alle riforme. Da questo governo dunque le soluzioni non arrivano, l'unica via possibile e' quella di un referendum per cambiare le regole della politica, fatto al di fuori delle sedi dei partiti con l'appoggio volontario di funzionari pubblici non politicizzati, come i giudici di pace o i notai. Cosi' la Consulta non potrebbe bocciarlo come e' stato il caso con quello sul maggioritario, che peraltro oggi non sarebbe servito a niente. Ma tutte le persone con cui parliamo, segni di Depressione, dicono che e' inutile promuoverlo perche' tanto i politici non se ne vanno. A livello di governi proprio da accordi tra Germania e Italia potrebbero se ci si sapesse liberare dai"poteri forti", arrivare le soluzioni, perche' l'Italia e'l'unico dei paesi in difficolta' che potrebbe associare rigore a crescita tagliando gli stipendi nel pubblico, aprendo all'azionariato estero nei gioielli di famiglia ed usando le risorse ricavate per investire in istruzione, infrastrutture ed energie rinnovabili. Ma come diceva ieri la Merkel, anche se si avviasse un processo di convergenza tra paesi chiave dell'area euro, non sara' con la riunione di fine giugno che si materializza e l'Europa ha giorni non anni per fare qualcosa. La Banca Centrale Europea spinge giustamente per una supervisione centralizzata del sistema bancario cui pero' doveva pensare prima di fare le operazioni LTRO. La liquidita' data quasi gratis alle banche in parte doveva andare a rimpiazzare obbligazioni in scadenza che le banche non erano piu' in grado di emettere. Il resto pero' invece che essere dirottata su titoli di stato, soprattutto in Italia e in Spagna, ma diremmo dai risultati delle aste transalpine anche in Francia, avrebbe dovuto essere "obbligatoriamente" indirizzata al mercato del credito. Bisognava obbligare le banche a prestare, altrimenti quando le operazioni di Carry trade sul debito pubblico, sia negli Stati Uniti che in Europa girano a sfavore, le banche iniziano ad efffettuare investimenti speculativi, JP Morgan insegna, oppure comprano bund decennale, le filiali di Deutsche Bank Italia e Spagna hanno trasferito la liquidita' ottenuta con i finanziamenti della BCE sulla Germania. Ora invece che ammettere l'errore, sara' ben difficile che tutte le banche che hanno ricevuto il miliardo di liquidita' glielo rendano, Draghi si chiude nell'atteggiamento psicologico di chi perde soldi in borsa. Tiene le potenziali perdite in pancia, che diventano sempre piu'grandi e evita di fare nuovi investimenti con il ricavato delle necessarie dismissioni, ovvero sostenere direttamente l'economia con prese dirette di partecipazione. La BCE e' l'unica che puo'intervenire di urgenza e l'errore di giovedi' scorso, di non abbassare i tassi e di non riavviare acquisti sul mercato aperto, se non sara' fatale per l'Europa e' senz'altro l'ultimo che poteva commettere, non ci sono altri appelli. La settimana scorsa speravamo molto in un cambio di rotta e per questo ci esprimevamo in modo ottimistico sulle prospettive del mercato, soprattutto quello italiano. Qualche opportunita' l'abbiamo colta e segnalata crediamo sul sito, ma preferiamo rimanere investiti in obbligazioni su paesi dove ancora esiste una programmazione economica, come in Brasile, dove a fronte del rallentamento dell'economia allo 0,8 per cento nel primo trimestre il governo ha risposto immediatamente con una serie di misure intelligenti di urgenza, di cui si trova parziale nota nei bei contributi di Algorithm al nostro sito. |