Due mesi fa https://www.ft.com/content/9d9156ae-83b5-11e6-8897-2359a58ac7a5 il quotidiano inglese legava indissolubilmente le sorti delle banche italiane all'esito positivo del Referendum. La settimana scorsa il loro editorialista Munchau decretava la possibile fine dell'euro in caso di esito negatvo. Questa settimana invece l'Economist, che faceva parte del FT Group, consiglia gli Italiani di votare no al Referendum. Le motivazioni anche se presentate con incompetenza - si dice che la vittoria del si unita ai premi di maggioranza dell'Italicum potrebbero vedere Grillo primo ministro, il che è impossibile per circostanze oggettive- sono le stesse riportate in una nota di Citi degli scorsi giorni. Di colpo operatori primari forse consci del mancato supporto che la futura amministrazione americana porterebbe alla causa, ribaltano l'analisi:ora sembra che per scongiurare il Rischio di populismi (quali essi siano) bisogna fare il contrario di quanto si predicava sino all'altro ieri. Molto banalmente, crediamo che dopo i vari bagni di sangue che prestigiosi media hanno fatto quest'anno nel predire eventi politici di grande rilievo, si cerchi di smorzare i toni per evitare, soprattutto, che l'improbabile aumento di capitale di MPS, stamattina gli operatori sembrano iniziare a capire la fregatura inerente alla conversione "volontaria"dei subordinati, crei un effetto sistemico sull'intero continente: l'aumento parte dopo il Referendum e il potenziale "anchor investor", il fondo del Qatar, deve essere in qualsiasi modo assicurato. Paradossalmente ora non è escluso che se il Referendum non passa la borsa italiana veda un rimbalzo. |