Se non fosse stato per la mini correzione sulla borsa statunitnese ieri Unicredit avrebbe chiuso con un 4% di rialzo: la reazione ai conti, Utile netto battuto di circa 15 milioni ma 250 milioni di poste straordinarie (tranne la stampa italiana nessuno ha infatti commentato le cifre dell'istituto) è stata entusiastica. Ma soprattutto hanno convinto le parole dell'amministratore delegato, che con sicurezza ha dichiarato che vi sono segni di ripresa, come dimostrerebbe l'aumento delle richieste di mutuo, ricevute dal suo istituto, a luglio. Dal governo arrivano eguali segnali: la contrazione del Pil nel secondo trimestre inferiore alle attese fa pensare a Letta e Saccomanni che già nella seconda parte dell'anno si potrebbe assistere ad una ripresa. Il dato diffuso ieri dall'Istat non è però coerente con l' aumento dello stock di debito pubblico nel secondo trimestre, salito di circa due punti percentuali: se il Pil è quasi piatto e supponiamo un costo del debito medio del 3%(annuo), non è possibile che il debito pubblico sia aumentato di circa 35 miliardi, dati del Tesoro. In questo gioco oramai eterno di cercare di ingenerare ottimismo non su dati concreti ma su previsioni che poi vengono regolarmente smentite, chi ci perde sono le imprese e i cittadini: non era mai successo in questi cinque anni di crisi Finanziaria che a cadute sulla borsa americana corrispondessero rivalutazioni sull'euro. E'quello che vuole la Germania della Merkel, non a caso a periodi di forza dell'euro corrispondono invariabilmente miglioramenti degli ordini alla sua industria, ieri dato ancora sopra le attese; che si avvantaggia ai danni di quelle dei paesi del sud Europa di un euro ai massimi di sempre, se raffrontato ad un paniere di divise. Tutti hanno letto ieri sulle prime righe dei quotidani finanziari, sempre più organi di regime, che l'istat annunciava dati migliori delle attese per il Pil ma molto meno risalto è stato dato al dato sulle richieste di disocccupazione, +20% nel secondo trimestre. L'Italia partecipa a questo sipario perchè convinta che il ribasso nei rendimenti dei titolo di stato sia così assicurato e permanente: è con l'abbassamento dei differenziali di rendimento con la Germania che le banche stanno facendo i bilanci, nella prima parte dell'anno circa cinquanta miliard sono stati infatti dirottati dal credito all'investimento in titoli del Tesoro. Si tratta di masochismo, perchè se lo stock di debito pubblico continua a crescere, i rendimenti sui titoli di stato sono inevitabilmente destinati a risalire; un continuo trasferimento di risorse dal credito al pubblico non può che nuocere al sistema produttivo. Ma così si possono finanziare imprese come Telecom, che invece che cercare alleanze strategiche preferisce ricorrerere all'aiuto di cassa Depositi e Prestiti, cassaforte dello stato finanziata con il risparmio postale dei cittadini. |