Il regime siriiano è l'orrore che è con o senza la responsabilità dell'attacco con armi chimiche degli scorsi giorni (di cui i Russi dicono che non ci sono prove) e la storia degli interventi occidentali è fallimentare (qui ancora più improbabile, con un governo che è sostenuto dai Russi e non piace a larga parte dei paesi mediorentali, la cui alternativa concreta è l'Isis). L'attacco americano viene in un momento di grande debolezza per l'amministrazione Trump ed è dunque sospetto per tempistica: serve senz'altro per giustificare i controlli alla frontiera e a rafforzare lo spirito nazionalistico di coloro che hanno votato questo presidente; per un po' potranno anche essere dimenticati i pochi segni che la politica economica interna davvero possa portare ad un abbassamento del carico fiscale e al rilancio della spesa pubblica. Consente infine di dimenticare l'incontro con il leader cinese, che sino all'altro ieri riempiva le testate di una stampa sempre più spazzatura e che invece rappresenta il vero nodo per le politiche economiche del prossimo decennio. L'opinione pubblica è sempre più influenzabile da una "informazione" che mai come ora è stata al servizio dei poteri forti. La borsa americana, che oramai è un chiaro obiettivo di politica economica è davvero a Rischio di correzione pesante dopo le dichiarazioni della Fed dell'altro ieri ma probabilmente questa vicenda darà nuovo impulso ai mercati finanziari, come spesso fanno purtroppo le guerre. La reazione russa potrebbe essere quella di non sostenere più i tagli alla produzione concordati in sede Opec, con un petrolio che a differenza delle molte crisi mediorentali potrebbe scendere. Il capitolo è probabilmente lungo e passibile di aumentare i consensi per l'amministrazione americana. Prima di trasformarsi in un nuovo Iraq, o Afganistan, o Vietnam. |