Apparentemente concentrate sulla richiesta di riforme di tipo strutturale, che dovrebbero essere poste in atto prima dell'erogazione dei fondi, non si tratterebbe quindi di agire sul costo del lavoro. Il piano sarebbe annunciato il ventotto settembre e dovrebbe contenere misure per la crescita. Se di crescita si deve trattare allora bisogna che la Germania aumenti le garanzie al fondo salvastati, non solo della quantità necessaria a rimpiazzare le garanzie quota della Spagna, che a questo punto non le mette più, ma anche per la quota dell'Italia, su cui subito dopo si concentrerà la speculazione (ne parleremo stasera sul canale di ClassCNBC). La questione Fiat non si risolve con fondi del gruppo, che non puo' attingere alle risorse di Chrysler perchè si tratta di due entità separate. E'probabile quindi che il governo, negli incontri di sabato, abbozzi un piano di sostegno all'azienda, ma questo prevede senz'altro aiuti della Ue. A questo punto sarebbe davvero necessario dirottare qualche decina di miliardi dalla politica ad un piano industriale serio, che porti prima di tutto a mettere in minoranza la famiglia Agnelli, che davvero non dovrebbe ricevere aiuti dal governo e a ripensare la strategia industriale del gruppo. Con lo spin-off della parte Industrial, un'operazione che ha consentito alla famiglia di diminuire il proprio impegno finanziario verso l'automobilistico a danno dei piccoli azionisti, bisogna iniziare a pensare a come riconvertire l'indotto dalla produzione di auto, per cui a differenza di quello che dice oggi Napoletano sul Sole non è probabile una ripresa della domanda. Continuare ad investire su un settore in continua contrazione non ha molto senso. Il ventotto, giorno in cui la Spagna dovrebbe annunciare appunto un piano di riforme e la Bce dovrebbe aprire le borse per "acquisti illimitati" di titoli, che creeranno tutta una serie di conseguenza negative che spiega molto bene l'articolo di Magnus che si trova nella nota di ieri in home page. La prima più evidente potrebbe essere un ulteriore rafforzamento dell'euro. In questo pezzo http://ftalphaville.ft.com/blog/2012/09/19/1169191/the-euros-paradox/ si spiega perchè per recuperare crescita i paesi della periferia dovrebbero avere un cambio del venti per cento più favorevole, un euro sotto la parità con il dollaro, ma la guerra delle divise che la Fed ha scatenato, ieri le accuse del ministro delle finanze brasiliano, e le misure della BCE, che prevedono la sterilizzazione degli acquisti di titoli di stato, che non creano un euro in più, spingono nella direzione opposta. Grazie al piano di Draghi l'Europa rischia di avere un cambio dell'euro forte, quando avrebbe disperatamente bisogno del contrario. Nessun segno ancora delle vere soluzioni che passano attraverso l'unificazione del sistema fiscale e finanziario. In Germania ci debbono essere idee molto confuse su se e come imboccare la via verso queste soluzioni, se la Merkel, dopo averne infangato la reputazione alla fine degli anni novanta, è andata a ripescare il suo vecchio mentore Kohl, l'ultimo politico del continente che abbia fatto davvero qualcosa di grande per la vecchia Europa. |