Quella che viene definita "armonizzazione" delle aliquote per le rendite finanziarie, sarà probabilmente effettiva a partire dal 2012. La nuova aliquota al 20%, secondo le analisi del Sole 24Ore, dovrebbe portare ad un aumento di gettito di circa 1,5 miliardi di euro all'anno.
Non sono tanti soldi, ma, visto il momento, non si butta via niente ... C'e' pero' un retrogusto amaro in questa decisione. L'ampio e trasversale consenso che la accompagna è indicativo di come il termine rendita, Finanziaria o immobiliare che sia, sia nell'immaginario collettivo, sinonimo di parassitismo. Riflettiamoci un attimo. Per come è strutturata la nostra società, il lavoro genera reddito. Il reddito viene tassato. Il reddito, al netto delle tasse, puo' essere speso e/o risparmiato. Il risparmio viene reinvestito. I consumi sono tassati. E' giusto che lo siano anche i proventi del risparmio reinvestito. Il trasferimento di ricchezza, dall'individuo alla collettività, che si realizza attraverso la tassazione, avviene in piu' momenti: la produzione del reddito, il consumo dello stesso, i proventi del risparmio. La modulazione delle aliquote nei differenti momenti della tassazione, genera implicitamente, un incentivo o un disincentivo, al lavoro, al consumo o al risparmio. Teniamo fuori il lavoro per un momento, in quanto, sebbene plausibile, ci sembra che l'equazione "lavoro meno, guadagno meno perchè la tassazione è piu' alta", sia riferibile ad una categoria troppo ristretta di individui, almeno in questa fase storica. E chiediamoci quindi se sia preferibile incentivare i consumi o i risparmi, utilizzando per questo la Leva fiscale. Il risparmio altro non è che un consumo differito, a volte in favore dello stesso soggetto, a volte in favore di soggetti terzi (i familiari o gli eredi, per restare concreti). Incentivare il consumo oggi, equivale di tutta evidenza a contrarre il consumo di domani. E viceversa. E' esperienza comune che, almeno in Italia, il reddito disponibile delle famiglie, il mantenimento di standard di vita accettabili, è frutto dell'utilizzo del risparmio delle generazioni passate. Ed è allora evidente che il risparmio, il differimento dei consumi, realizza una funzione stabilizzatrice, anche a livello intergenerazionale, sullo standard di vita degli individui, in periodi di forte crisi. Ma il risparmio ha anche un'altra caratteristica. E' il carburante necessario per gli investimenti. E, ancora una volta, è un faro che illumina il futuro di una collettività. C'e' ancora chi, nel nostro paese, si riferisce all'attività di investimento utilizzando il termine speculazione. Sono gli stessi che ritengono che il mercato che genera attività produttive, sia unicamente quello primario, senza capire che senza il mercato secondario e anche senza il mercato dei Derivati, non potrebbe esistere il mercato primario. Oggi in Italia, i dividendi distribuiti scontano in generale un'imposta a titolo definitivo del 12,50%. Da domani, del 20%. Si narra che quest'aliquota sia sensibilmente più bassa di quella applicata al reddito da lavoro. Nella realtà la vera differenza è la non progressività della stessa. Vale la pena ricordare che sui dividendi è stato abolito il meccanismo del credito di imposta, meccanismo che rendeva possibile la progressività dell'imposta. L'abolizione del credito di imposta in favore di un'imposta ad aliquota unica, è di fatto il riconoscimento formale e sostanziale, dell'incapacità dell'amministrazione fiscale di contrastare l'evasione. Garantendo l'anonimato al risparmiatore e delegando agli intermediari finanziari il calcolo ed il prelievo dell'imposta, si genera di fatto una doppia tassazione e si contraddice il principio costituzionale della progressività dell'imposta stessa. Ancora una volta, l'incapacità di aumentare la base imponibile, in termini di soggetti che concorrono, attraverso il pagamento delle imposte, al funzionamento della cosa pubblica, si traduce in un meccanismo distorsivo, che fa aumentare la pressione fiscale su coloro che con onestà e diligenza, non si sottraggono al momento impositivo. Questa volta, ancora una volta, l'incapacità nel presente, si rivelerà una zavorra per il futuro. Ma l'importante, sembrerebbe, è porre fine al parassitismo del risparmio e dell'investimento. |