17-08-2010

Tassi di interesse, a quando la risalita?

I dati di rallentamento che provengono un po' da tutto il mondo ( forse non si rientrera' nella definizione tecnica di recessione, che prevede due trimestri di crescita negativa, dati i bassi livelli di partenza) hanno spinto i rendimenti dei decennali di riferimento al minimo da molti anni.
La Cina e' uscita recentemente con emissioni ventennali al 3,96% di rendimento e i titoli di stato statunitensi incroporano a questi livelli tassi di crescita bassi o nulli per molti anni.
Parte della spiegazione sta nelle operazioni di mercato aperto con cui la banca centrale americana interviene per comprare titoli di stato immettendo liquidita' nel sistema. In questo modo il decennale, cui sono ancorati i tassi per i mutui, rimane artificialmente basso. Questa operazione non e' pero' riuscita a ridare vita al mercato immobiliare (ieri sono usciti i dati di fiducia per i costruttori statunitensi piu' bassi dal marzo 2009).
E' probabile che le banche centrali continuino a tenere i tassi di riferimento bassi per molto tempo (cio' che rende del tutto illogico un prezzo dell'oro a 1200 dollari l'oncia) ma aumenteranno a nostro parere i tassi richiesti per impieghi piu' rischiosi.
Lo Spread tra decennale statunitese e tassi sui mututi aumentera' ad esempio perche' sono sempre di piu' i proprietari di case che hanno un valore inferiore a quello del mutuo contratto: per erogare nuovi mutui le banche applicheranno quindi differenziali di tassi piu' ampi.
La situazione europea e' poi particolarmente rischiosa. Sono poco meno di due triliardi i debiti delle banche europee che andranno rifinanziati nei prossimi due anni (sospettiamo che la generosita' con cui sono stati compilati gli "stress test" abbia consentito un ammontare di emissioni altrimenti impossibile) ed il differenziale di crescita tra Germania e stati dell'Europa meridionale e' enorme. Prima o poi qualcuno si accorgera' che la situazione greca e' insostenibile e la percezione di Rischio su emittenti indebitati, inclusa l'Italia, ritornera' ad aumentare.
In questo contesto ci sembrano particolarmente rischiose le emissioni bancarie a carattere perpetuo, quelle che cioe' non rimborsano un capitale ma pagano una Cedola alta. Alla prima percezione di maggior Rischio il prezzo di queste obbligazioni crolla (quanto quello di un'Azione, forse di piu' proprio perche' non rimborsano capitale).
In un contesto di mercati obbligazionari per niente attraenti forse si puo' ancora reperire valore sui titoli di stato inglesi, dove tra i sette e gli otto anni di scadenza si ottengono ancora rendimenti non lontani dal 3%, con un Rischio di cambio a nostro parere limitato.
La Gran Bretagna, lo sosteniamo da parecchio tempo, e' il paese occidentale che ha affrontato con piu' serieta' il problema del rientro del debito e della riforma del sistema finanziario.
In un ambiente di comunicazione spesso distorta, dire le cose come stanno forse non paga politicamente (il precedente governo britannico ha sostenuto il peso di scelte impopolari) ma e' sempre la decisione giusta nell'interesse della collettivita'.


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