I salotti buoni sono decisamente cambiati in Italia e l'ingresso di Vivendi con la benedizione di Mediobanca, che conta un pò meno, sembrava preludere ad una spartizione del mercato media contenuti tra il gruppo Espresso e quello Vivendi. Da un lato Espresso com una posizione oramai quasi monopolistica suila carta, con il gruppo De Benedetti in posizione di privilegio per supporto politico, sono anche qui circolate voci di indagini per isider trading sullle Popolari a carico del gruppo. De Benedetti è troppo intelligente per non vedere che con la recente acquisizione della Stampa e la ipotetica scalata di Cairo a RCS che proprio non va giù ai vecchi potentati, bisognava lasciare via lbera a Bonomi che, questo nessuno sembra vederlo, ha come vero obiettivo il controllo di Banca Popolare di Milano dove potrebbe ottenere dall'assemblea il rifiuto alla fusione con Popolare. Dall'altro Vivendi che con l'accordo con il gruppo Mediaset e l'acquisto della maggioranza realtiva in Telecom, secondo un vecchio schema delle scatole cinesi, in realtà Bollorè sembrava controllare Telecom con il 20% delle azioni detenute da Vivendi di cui detiene meno del 20%, avrebbe avuto in dote l'altro monopolo, quello dei media e dei contenuti. Dopo tutto questo è un governo non eletto pertanto bisogna accontentare questi e quelli. Poi il governo ha capito che se bisogna battere cassa il modo più facile è quello di aumentare le tariffe su servizi di pubblica utlità. Da qui l'idea di includere nel quesito referendario l'attrazione di certi settori sotto l"interesse nazionale". Enel è entrata a gamba tesa nella partita per la banda larga e Telecom ora sembra davvero che non abbia alternativa se non ricadere in area pubblica. Della vecchia questione rilevante e spesso giustamente contestata nel passato a Berlusconi -il controllo dei media- oramai non parla più nessuno, i media sono oramai decisamente al soldo e l'italia è al settanquattresimo posto al mondo per libertà di comunicazione. Non che i nuovi media siano meglio: nelle scorse settimane è diventato "virale" un video di un signore americano che dimostrava con una certa forza che digitando le prime lettere relative alla parola iindictment, seguita da Clinton i risultati erano molti, ma molti meno su Google che su Bing. Sull'uso dei social network, basta provare a mettere per tre giorni di seguito un commento politicamente scorretto per notare che il primo giorno riceve magari migliaia di attenzioni mentre i seguenti scompaiono misteriosamente. Facebook ha avuto recenti interpelli sulla manipolazione delle informazioni e se l'amministratore delegato di Google siede tra i consiglieri economici di Obama una ragione forse ci sarà. |