Torniamo a livelli di Spread sopra i trecentocinquanta punti base in mattinata mentre S&P parla di recessione vera per l'Italia e la Spagna. Quando sentiamo le dichiarazioni pubbliche in base alle quali la crisi sarebbe finita ci domandiamo se a qualcuno di questo Governo, che ha ereditato dal precedente l'ottimismo a tutti i costi, una vecchia tecnica per cercare di instillare fiducia nei consumatori che pero' i soldi non li hanno, parli mai con qualcuno che lavora fuori dalla pubblica amministrazione. L'unica misura dello stato di salute dell'economia italiana sembra diventato lo Spread tra titoli di stato e bund, di cui oramai parlano tutti. Ci si dimentica che per il rientro nei parametri cui l'Italia si e' impegnata, soprattutto il pareggio di bilancio per il 2013, quello che conta non e' lo Spread ma la differenza tra costo del debito e crescita del Pil. Se lo stock di debito e' piu' grande del Pil e la forbice tra Pil e costo del debito e' negativa, come in Italia, lo Spread puo' andare anche a zero che il debito cresce lo stesso. In quel caso l'unica possibilita' di raggiungere il pareggio diventa una patrimoniale, contabilizzando per cassa, cosi' funziona il bilancio dello stato le entrate rivenienti. Quando i mercati inzieranno a capirlo si ricorrera' invece con ogni probabilita' a nuove misure di rigore fiscale imposte dalla sempre piu' miope Troika, che peggioreranno ulteriormente la situazione. Ma questo governo non si sottrae alla regola di Keynes secondo il quale per la reputazione e' meglio sbagliare seguendo le convenzioni che avere successo provando a superarle. |