La banca polacca di cui Unicredit detiene il 40% vale otto miliardi in borsa. Il titolo vende a 14 volte gli utili che sono molte per una banca: la compagnia assicuratrice polacca che sembra interessata alla quota non ha che la metà circa della liquidità necessaria all'eventuale acquisto della quota. Vediamo quasi impossibile l'operazione cui Il Sole e MF hanno dato grande risalto ieri, in un giornalismo finanziario che ha oramai assunto toni da rotocalco. Più probabile che vi sia tImore di un forte crollo del titolo a seguito della possibile uscita di Unicredit dall'indice dei primi 50 titoli europei: i gestori di fondi, nonostante quello che raccontano ai clienti, comprano quasi tutti il listino a meno di qualche improvvisata su titoli che non vi appartengono; l'uscita dagli indici implica quindi vendite dai fondi di investimento, che addebitano ai clienti commissioni tra il due e il quattro per cento per comportarsi come ETF. Di queste mosconate se ne leggeranno tante nei prossimi mesi, per preparare la eventuale sciagurata fusione tra BPM e Popolare, per trasmettere un cambio di direzione in MPS (siamo convinti che dietro alle richieste di dimissioni di piccoli azionisti per Viola ci sia una regia, per preparare l'aumento di capitale trasmettendo un "cambio di rotta" agli investitori), per rendere più digeribile il prossimo aumento di capitale di Unicredit. Crediamo Unicredit possa tornare verso il livello minimo raggiunto quest'anno 1,7 euro circa) |