Arriva oggi la ultima delle indiscrezioni di stampa secondo cui a Unicredit si tenterebbe di diminuire la richiesta di mezzi al mercato promuovendo la conversione di 3 miliardi di convertibili in mano ad istituzionali in azioni. Le convertibili in oggetto valgono circa 400 milioni sul mercato e se come chiedono i detentori fossero convertite al Nominale porterebbero i nuovi detentori di azioni al controllo sostanziale della banca con più del 20% di azioni. Stesso discorso vale a MPS dove ci sembra davvero incredibile non possano essere avanzati sospetti di Aggiottaggio, dati i volumi del titolo in acquisto e in vendita prima e dopo li rialzo dei corsi. Nel piano presentato d Morelli, anche qui si cercherebbe di convincere i detentori di obbligazioni a convertire in azioni, il che con tre miliardi di Nominale anche se si torovasse un accordo sulla conversione diciamo ad un 15% del valore, porterebbe al controllo totale del'istituto. D'altra parte chi detiene obbligazioni convertibili che trattano al 15% del loro valore, dove gli istituti emittenti cercano di convicere a convertire a valori che rappresentano ulteriori perdite superiori ai due terzi dell'attuale valore di mercato, perchè mai dovrebbe farlo? Queste due operazioni di aumento non promettono niente di buono: dopo le dismissioni di Fineco Unicredit si è privata dei due terzi del migliore generatore di cassa del gruppo e su Pioneer, che comunque fa soldi, al massimo può incassare 1 miliardo per la cessione del controllo. |