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20-06-2008
Aedes, il simbolo degli eccessi immobiliari
Nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione della società ha annunciato che il 2008 si chiuderà con delle perdite a causa della crisi del settore immobiliare e che è necessario immettere denaro fresco nella società (si parla di 150 Milioni) per far fronte ai rientri nei confronti delle banche. Negli anni scorsi la società guidata dal gruppo Castelli era passata ad un modello che alla luce di quanto sta succedendo appare decisamente insostenibile: il gruppo dismetteva immobili, realizzando anche forti plusvalenze, conferendoli a fondi immobiliari da piazzare sul pubblico. I fondi hanno raccolto meno di quanto si sperasse e gli immobili rimangono di fatto in carico al gruppo. Se però si guarda ai bilanci della società, a fronte di debiti finanziari a lungo di circa 800 Milioni il patrimonio immobiliare, da una stima allegata ai bilanci 2007, ammonta a valori di mercato a 1,8 Miliardi. Il patrimonio netto della società supera inoltre i 300 Milioni, contro una Capitalizzazione di borsa che oggi non arriva a 100. Anche ammettendo che Aedes fosse richiamata a rimborsare tutti i debiti con le banche , il patrimonio immobiliare, anche a prezzi molto più bassi delle stime di bilancio, sarebbe sufficiente a far fronte ai debiti. Il problema è che la società non ha liquidità, quindi le banche (che hanno finanziato operazioni improbabili) esigono il rientro delle quote di debito in scadenza. In un mercato che ha perso così tanto come quello italiano (tra i peggiori al mondo nel corso degli ultimi 12 mesi) si aprono spazi perché aziende con buoni patrimoni passino di mano a prezzi ridicoli. Si pagano qui anni di cattiva informazione al mercato.Alcune delle aziende quotate che sono state meno attente agli interessi dei piccoli investitori pagano oggi un conto molto salato. Speriamo che Consob vigili con attenzione su possibili operazioni speculative che rischiano di affossare in modo definitivo aziende che certo non hanno premiato i piccoli risparmiatori, ma che al di là degli errori dei loro manager non meritano di morire. |
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