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20-01-2016
Banche, Cosa Occorrerebbe Fare per Evitare il Peggio
Sono le stesse banche, a partire dal MPS a confermare che non si tratta di vendite guidate da forze del male ma piuttosto da un ondata di piccoli investitori che cercano di evitare ulteriori potenziali rischi, anche se probabilmente chi ha azioni MPS perde già in media ben più del 50%. Se la stampa continua ad accusare oscuri speculatori a questo punto non fa che alimentare fenomeni di paura. MPS ha poco meno di 50 miliardi di crediti dubbi e una Capitalizzazione di borsa di meno di due miliardi: al di là delle rassicurazioni, di questo e altri istituti, sulla traiettoria del conto economico, sono le poste patrimoniali a preoccupare. Molti si chiedono perchè mai adesso: la situazione in effetti non è molto diversa da due o tre anni fa quando in molti sostenevano il grande potenziale dei titoli del sistema bancario. Ma poichè si trattava di affermazioni prive di razionalità è con altrettanta irrazionalità che questi fenomeni si ribaltano di improvviso. La bad bank in Italia non si può fare e la ipotesi di garanzia statale leggera non vuol dire niente, la garanzia o arriva o non arriva e con i nostri conti pubblici non può arrivare. La Bce qualcosa può fare ma non all'interno dei programmi di QE, perchè la quota di titoli già acquisiti sul debito italiano è già ai limiti. Aumentare le dimensioni del programma tantomeno serve perchè i rendimenti sono già negativi per almeno due terzi dei titoli eleggibili per acquisti. Infine l'ampiezza degli strumenti acquisibili con il QE non copre tutte le classi di strumenti a Rischio. In effetti quello che in Europa viene chiamato QE è invece un programma di acquisto sul mercato secondario con vincoli di condizionalità: bisognerebbe cambiare lo statuto per avere l'ampiezza di intervento che ebbe la Fed con la prima tornata del QE americano: la banca centrale americana comprava titoli in asta e saltava le banche rilevando quote in aziende industriali e finanziarie. Esiste allora il possibile ricorso all condizionalità, quella cui Draghi faceva riferimento con il famoso "whatever it takes". Questo prevede però il consenso del paese, che viene di fatto commissariato: con le manifestazioni di orgoglio cui ci ha abituato il governo potrebbe ancora richiedere ulteriori cadute nei corsi dei titoli bancari prima di essere contemplato. Domani Draghi getterà acqua sul fuoco ma da uomo prudente non tenterà un altro bluff. |